bancomat

L’economia nasce dal possesso e dallo scambio di merci: il baratto fu la prima forma di contrattazione tra due persone al fine di poter ricavare un vantaggio reciproco da una cessione di proprietà (mobile o immobile). Questo mezzo di scambio è rimasto in auge per lungo tempo, finché il limite principale non si è manifestato come vincolo insormontabile: la volontà di cedere una merce in cambio di un prodotto che non interessava o che non aveva utilità per il ricevente.

Ecco che entra in vigore la moneta e i relativi valori: valore nominale e valore reale. Il valore reale è effettivamente quanto vale la carta o la lega metallica con cui è prodotta la moneta; il valore nominale è invece il valore che è impresso sulla moneta e che è culturalmente condiviso dalla società. E qui il cambio, l’innovazione è forte: da quel momento non si darà più valore al cosa ci si scambia, ma al valore convenzionalmente condiviso per quell’importo. 100 Lire erano tanti soldi per gli italiani della prima decade del 1900, corrispondevano ad un patrimonio non da poco, un tesoretto con il quale poter fare un investimento; oggi non hanno assolutamente nessun valore per noi Millenials, non ci si può comprare neanche una caramella o un gelato, non rappresentano un valore da poter investire, ma una concessione da poter cedere ai nostri nipoti o cugini di pochi anni.

Il valore nominale ha aumentato la sua presenza nella società, portando alla smaterializzazione del denaro: non abbiamo con noi soldi in contanti, ma una carta che “racchiude” il nostro patrimonio bancario (eh sì, le banche sono presenti da molto tempo e hanno contribuito a questo processo). Ancora oggi però, abbiamo bisogno di una piccola riserva di contanti nelle nostre tasche, al fine di far fronte a delle emergenze o per effettuare dei micro pagamenti.

C’è ancora un limite, fisico e culturale, che le banche non hanno abbattuto: l’accesso al bancomat per le persone con disabilità. Porte scorrevoli che si aprono con l’inserimento della carta di credito o bancomat, altezza del bancomat, tastiere non accessibili…sono solo alcune delle limitazioni che le persone con disabilità si scontrano giornalmente. I limiti impediscono alla persona di poter accedere al proprio patrimonio, di non poter usufruire dei loro soldi, di non poter spendere.

Un mio amico vive su una sedia a rotelle dalla nascita: è autonomo in tutto, dalla guida alla cucina, tranne che per il bancomat, ma per un limite della filiale di zona. Andando contro un personale principio di privacy, quando ci rechiamo al bancomat è costretto a cedere a me la sua carta e comunicarmi il PIN in modo che io possa prelevare al suo posto. A breve questa situazione cambierà: con una sentenza del 23 Settembre 2016, la Corte di Cassazione ha dato ragione ad un cliente di una banca con problemi di deambulazione in quale non riusciva ad essere autonomo nel prelievo ATM a causa della struttura dello stesso. Da oggi, o meglio dal mese scorso, le banche sono obbligate ad eliminare le barriere presenti agli sportelli ATM, pena il rimborso del danno da versare ai loro clienti.

Un altro importante passo è stato fatto, un altro atto di inclusione e di educazione civica è stato portato a termine in un settore capillare e molto frequentato come quello delle banche.

Condivisioni
Articolo precedenteOkDay2016: Daniele Regolo e la banda degli eroi
Prossimo articoloRagazzi con Sindrome di Down in farmacia… a lavorare
Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here