Un Vigile del Fuoco illustra ai bambini le attrezzature presenti sul mezzo Autopompa.
Un Vigile del Fuoco illustra ai bambini le attrezzature presenti sul mezzo Autopompa.

Conosciamo oggi Consuelo Agnesi ed Elisabetta Schiavone, due professioniste che hanno scelto di dedicare la loro vita all’inclusione e all’accessibilità.

Consuelo ed Elisabetta, chi siete e cosa fate nella vita?

Consuelo: Fin da bambina vivo nel silenzio. Un Silenzio fatto di tante cose, di Natura e di Bellezza, scoperto giorno per giorno, anno dopo anno; e, nonostante questo, la musica ed il teatro sono le mie più grandi passioni. Amo sperimentare nuove modalità e nuove forme comunicative, nuove contaminazioni, nuove espressioni artistiche per realizzare opere teatrali e musicali inclusive, utilizzando molteplici strumenti, Lingua dei Segni Italiana compresa. La comunicazione inclusiva è diventata anche il fil rouge che collega ricerche, sperimentazioni e progetti nella mia professione di Architetto.

Elisabetta: Io sono un’appassionata. Appassionata della vita, del buon cibo, della bellezza che vedo ovunque, del mare, delle immersioni, dei viaggi su due ruote che siano di una moto o di una bicicletta… a queste attività in realtà dedico un tempo davvero marginale perché oltre alla professione di architetto sono anche un’attivista, impegnata in associazioni sia professionali che in ambito sociale e culturale. Ho un compagno, un gatto e sono una caregiver famigliare.

Perché avete scelto la professione di Architetto?

Consuelo: Nella vita professionale ho scelto di diventare Architetto per inseguire il sogno di regalare a tutti un mondo dove muoversi liberi. Come nel teatro anche nella mia professione utilizzo modalità diverse e tecnologie innovative per superare barriere spesso invisibili e realizzare ambienti e luoghi inclusivi e soprattutto sicuri. Strada facendo ho compreso che essere architetto mi consentiva di esprimermi in più ambiti: progetto luoghi sicuri ed inclusivi, sperimento nuove forme di teatro in cui ogni persona è protagonista con il proprio talento, costruisco in squadra modalità di soccorso in emergenza per persone con specifiche necessità. Continuo ad esplorare le infinite possibilità della comunicazione inclusiva con nuovi progetti, in ogni declinazione e contesto. Rimane fermo l’obiettivo primario di questa scelta: quella di consentire ad ogni cittadino di essere, in qualsiasi contesto della vita quotidiana, protagonista e libero. Oggi sono formatrice e consulente, vice presidente del Cerpa Italia Onlus, collaboro con Soluzioni Emergenti e altre organizzazioni sul tema della comunicazione inclusiva e della progettazione inclusiva.

Elisabetta: La scelta iniziale non è stata presa con grande convinzione perché le passioni che mi coinvolgevano erano diverse. Ad un certo punto del percorso ho compreso che la professione di architetto mi avrebbe permesso di coniugare ambiti disciplinari di mio interesse differenti e apparentemente distanti fra loro. Dalle discipline tecniche e artistiche a quelle sociali e sanitarie. La nostra professione ci permette di intervenire nella pianificazione di luoghi, sistemi, procedure, nella progettazione di spazi urbani e infrastrutture, edifici dei più diversi impieghi e funzioni, arredi, dispositivi, tecnologie e molto altro, con l’obiettivo primario di migliorare la qualità della vita delle persone, in sicurezza e secondo i principi della sostenibilità. Anche considerando le situazioni di emergenza. Questo approccio mi ha portato ad occuparmi di Universal Design e di coniugare il tema dell’accessibilità a quello della sicurezza, essendo questi prerequisiti che costituiscono un binomio inscindibile. Oggi sono socia fondatrice e direttore tecnico di Soluzioni Emergenti, la startup nata per offrire consulenza e formazione alle organizzazioni sui temi della sicurezza inclusiva e della progettazione inclusiva.

Parliamo di Pompieropoli: come nasce questa iniziativa e come siete riuscite a renderla inclusiva?

Pompieropoli è un’iniziativa nazionale dell’ANVVF, L’Associazione Nazionale dei Vigili del Fuoco del Corpo Nazionale. Nasce nel 2008 come percorso ludico educativo rivolto agli alunni delle scuole elementari e medie che durante l’anno scolastico partecipano agli incontri divulgativi con gli informatori territoriali dell’ANVVF sui consigli per la sicurezza, utili nella vita quotidiana. L’iniziativa si è poi ampliata per ospitare i bambini che desiderino parteciparvi, a prescindere dall’attività scolastica. L’attività è strutturata su un percorso ludico in cui i bambini, accompagnati dai volontari dell’ANVVF e dai VVF, sperimentano alcune attività che svolgono i pompieri nell’addestramento, come lo spegnimento del fuoco con la lancia, la discesa dal palo dei pompieri, la parete di arrampicata, l’attraversamento della trave basculante e altri ancora.

Essendo noi componenti dell’Osservatorio sulla sicurezza e il soccorso alle persone con esigenze speciali del CNVVF, nato nel 2015, e del direttivo della Sezione ANVVF di Ascoli Piceno e Fermo, abbiamo pensato di innovare anche il percorso di Pompieropoli.

Nel 2019 abbiamo realizzato la prima “Pompieropoli per Tutti” coinvolgendo anche le associazioni del territorio che rappresentano le persone con disabilità.

La formazione è stata la prima attività messa in campo in preparazione della “Pompieropoli per tutti” e rivolta ai volontari dell’ANVVF e ai VVF del Comando Provinciale di Ascoli Piceno che ha coadiuvato la manifestazione. Una Pompieropoli, come qualsiasi evento, non si improvvisa inclusiva semplicemente scrivendo “per tutti” su una locandina.

Occorre maturare una consapevolezza sulla variabilità umana e su come strutturare le attività e modularle all’occorrenza sulle necessità particolari degli ospiti di tutte le età, bambini e famiglie che accompagnano.

Tutti devono poter accedere all’area e relazionarsi con il personale presente.

Una mamma conduce il bambino sul passeggino lungo la pedana a onde e si apprestano ad entrare nel tunnel sotto l’occhio vigile della Comandante.
Una mamma conduce il bambino sul passeggino lungo la pedana a onde e si apprestano ad entrare nel tunnel sotto l’occhio vigile della Comandante.

I volontari e i VVF sono stati formati per comunicare con le persone sorde, per accompagnare persone cieche e ipovedenti e gestire la relazione con bambini autistici, con la Sindrome di Down e altre specifiche necessità. Con la possibilità di essere coadiuvati dai famigliari o accompagnatori, ai quali è stato consentito l’accesso all’area ludica quando ritenuto da loro necessario.

Oltre al tema dell’accoglienza e della comunicazione, abbiamo affrontato le criticità riferite alla mobilità e alla motricità, dal momento che il percorso prevede una serie di attività fisiche da svolgere.

Tanto per cominciare Pompieropoli si è svolta in una bellissima area verde panoramica che il comune di Grottammare ci ha messo a disposizione in collina e la prima criticità è stata proprio quella di rendere accessibile il prato e farlo in economia, data la temporaneità dell’evento. Un’azienda del territorio che produce tapparelle ci ha regalato decine di bobine di tapparelle dismesse, ma perfettamente integre, che sono state srotolate a formare un percorso colorato e accessibile anche alle carrozzine che collegava le postazioni delle diverse attività e continuava fuori dal perimetro dell’allestimento per consentire di raggiungere i camminamenti accessibili dell’area. Soluzione apprezzatissima dalle famiglie con i passeggini!! Con la collaborazione di un’azienda che produce attrezzature in alluminio abbiamo progettato e realizzato una pedana basculante che potesse essere percorsa da tutti i bambini sia in autonomia che accompagnati e con ausili, grazie alla pendenza contenuta, la larghezza e il parapetto. La basculante è stata posizionata all’ingresso del percorso in modo che tutti potessero accedere tramite questa attività esperienziale.

Bambini intenti nell’arrampicata sulla torre gonfiabile con l’imbracatura di sicurezza assicurata dai Vigili del Fuoco che li seguono e li guidano ad ogni passo.
Bambini intenti nell’arrampicata sulla torre gonfiabile con l’imbracatura di sicurezza assicurata dai Vigili del Fuoco che li seguono e li guidano ad ogni passo.

La nostra iniziativa ha riscosso molto successo non solo sul nostro territorio ma a livello nazionale, tanto che nel dicembre 2019 abbiamo partecipato anche alla Pompieropoli inclusiva realizzata dalla sezione di Como presso il Comando Provinciale. In quella sede al tradizionale tunnel per bambini da percorrere col passo del leopardo è stato sostituito un tunnel più alto che poteva essere attraversato da tutti. Ad integrare il percorso una pedana di legno a onde con effetto sull’equilibrio e la propriocezione, oltre che accessibile ai bambini in sedia a ruote. L’attività di Como è stata promossa dall’allora Comandante Ing. Marcella Battaglia, anche lei componente dell’Osservatorio.

Il Comitato Tecnico Scientifico dell’ANVVF, di cui facciamo parte, ha stabilito di realizzare le linee guida che consentiranno in futuro di rendere inclusive tutte le Pompieropoli sul territorio nazionale. Insieme alle linee guida sarà strutturata la formazione per tutti i volontari impegnati nelle attività di Pompieropoli.

Quest’anno, con Soluzioni Emergenti, abbiamo realizzato due webinar di formazione per i volontari della sezione di Viterbo che ha organizzato la “Pompieropoli per tutti” in occasione del 27° raduno nazionale ANVVF.

Come si può raggiungere l’obiettivo di una città accessibile?

Quanto tempo abbiamo per rispondere?! In realtà la domanda dovrebbe essere “come possiamo ancora oggi accettare di vivere in città che non sono vivibili, godibili e sicure per tutti?”. È’ davvero inconcepibile. Abbiamo a disposizione tutte le conoscenze possibili, le tecnologie, le soluzioni… Purtroppo manca una cosa fondamentale: la cultura.

Ma non quella accademica o delle dichiarazioni pubbliche. Manca il riconoscimento di figure specializzate che esistono e che possono offrire un supporto tecnico a più livelli: ai decisori che operano le scelte politiche, ai progettisti e alle altre figure professionali coinvolte nel processo che definisce, progetta e realizza le sub componenti del sistema città, dalla mobilità agli spazi urbani, dagli edifici ai servizi.

La politica in particolare è più propensa a strizzare l’occhio alle associazioni che vede come bacino elettorale anziché avvalersi di professionisti competenti.

L’approccio all’accessibilità è ancora oggi rappresentato dalla modalità “ho un amico in carrozzina che può darci qualche consiglio”.

Una libera interpretazione decisamente fuori tema rispetto al “niente su di noi senza di noi”.

Occorre investire sulla formazione a tutti i livelli. La vera innovazione è ampliare la conoscenza intorno alle persone, alla variabilità umana e al funzionamento degli individui, a come l’ambiente e le soluzioni progettate si comportano nei confronti delle persone, quali sono realmente facilitanti e per chi, quali al contrario ostacolano le azioni, comprendere in che modo influenzano e condizionano comportamenti e stili di vita. Diversamente ci ritroveremo città piene di “STRAMP” promosse come esempio di Universal Design.

Oltre alla formazione degli attori che direttamente operano nel processo di trasformazione delle città occorre investire sulla diffusione della cultura dell’inclusione, dell’accessibilità e della sicurezza coinvolgendo i cittadini, perché un cambiamento reale e sostanziale lo si può avere solo se ci muoviamo tutti nella stessa direzione, insieme e con consapevolezza. Senza una cultura diffusa dell’accessibilità, dell’inclusione e della sicurezza inclusiva, la committenza, pubblica e privata, è in balia del primo guru che si presenta proponendo soluzioni scintillanti nelle quali l’accessibilità è solo dichiarata.

Nell’epoca degli influencer questo rischio è sempre più presente.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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