3D Isometric Flat Vector Conceptual Illustration of Hiring People With Disabilities, New Employee Job Interview

Quando mi sono laureato, nel 1996, la Legge 104 era uscita da ben 4 anni: eppure non ho usufruito di alcuna agevolazione che avrebbe potuto aiutarmi nel superare al meglio i miei esami universitari. Non faccio mistero di essermi laureato (esami conclusi nei 4 anni di corso previsti) con 101 su 110. Ho studiato poco e mi sono adagiato sulla bella vita universitaria? Tutt’altro. Anzi, se volete saperla tutta, studiavo ben più dei miei compagni di corso, tutti usciti col massimo dei voti o con lode. Ma per me, così ostacolato dalla mia sordità, il rendimento era inferiore, esame dopo esame, rispetto agli altri. Non era la quantità dello studio, ma la qualità a fare la differenza. Durante le lezioni i docenti toccavano temi importanti, o anche preferiti, che durante l’esame in un modo o nell’altro tornavano. Ma io li perdevo, e studiare tanto, tantissimo, non era sufficiente. Se avessi avuto un tutor, un prendi appunti, avrei potuto concentrarmi sulla lettura labiale del professore e, a casa, ritrovarmi note fedeli alla lezione. In realtà non conoscevo ancora questa Legge che, oggi, è parte integrante del mio lavoro. Ci sono voluti anni perché si diffondesse, si facesse conoscere, e perché gli enti stessi ne diventassero promotori (se so che c’è un Ufficio Disabili nel mio ateneo, sarà il primo posto in cui mi reco dopo l’iscrizione!).

Mi sono venuti in mente questi episodi nell’assistere, nelle scorse settimane, all’uscita delle tanto agognate Linee guida del Collocamento Mirato, previste fin dal 2015 con i decreti relativi al Jobs Act (151/15) e mai attuate, con scia di polemiche in un certo senso più che legittime. Ma vediamo, a grandi linee, di cosa stiamo parlando.

Sulle testate specializzate si possono trovare ottimi articoli (su Handylex molto nel dettaglio, su Disabili.com più sintetico) che invito a consultare. Io riassumerei le novità così: gli attori coinvolti dal Collocamento Mirato delle Persone con disabilità sono, finalmente, in rete, affinché un numero sempre più dettagliato di informazioni sia a disposizione dei diversi Enti per ottimizzare le competenze di tutti. E per far funzionare le sinergie al di là di qualsiasi inefficienza. Non solo il Collocamento Mirato, ma anche INPS e INAIL, Regioni, ANPAL e anche gli stessi lavoratori con disabilità e i datori di lavoro, tutti sono chiamati a percorrere insieme questa strada. Monitorare per intervenire al meglio, insieme. Non sarà un processo rapido, sicuramente, ma almeno è iniziato. Finalmente, dopo sette anni di attesa!

Come dicevo, la Legge a volte arriva tardi, e non solo ci vogliono mesi ed anni per farla girare a dovere, ma occorre – ed è il punto centrale di questo mio articolo – che faccia i conti con i tempi che cambiano. Che già sono cambiati. Studi e tecnologie fanno oggi, delle persone con disabilità, lavoratori e lavoratrici sempre più attenti ed esigenti, che conoscono il proprio valore e vogliono fare carriera: possono permettersi di essere loro a scegliere, non soltanto di essere scelti. Non esistono – difficilissimo reperirne – statistiche in merito, ma molti neanche si iscrivono al Collocamento Mirato. Lo snobbano. Non vogliono etichette. Salvo poi, quando ci si ritrova in difficoltà, giocare la carta della disabilità.

Questo è un peccato, perché significa vedere nella Legge un ostacolo e non un vantaggio: si teme lo spettro dello stigma e, così facendo, si allontana la vera chiave che risolve al meglio l’unione tra lavoro e disabilità: l’istituto dell’Accomodamento Ragionevole. Molte aziende ancora non sanno cosa sia. Molti lavoratori (recente ricerca europea) temono di avanzare richieste perché non vogliono essere privilegiati. Abbiamo molta strada da fare.

Mi preme anche, però, mettere in risalto un diverso cambio di atmosfera, quando si parla di legislazione sulla disabilità: il paradigma del modello bio psico sociale. Per la persona con disabilità, e quindi le disposizioni che la riguardano, non c’è un handicap da “sistemare”, ma un ambiente con cui confrontarsi: tanto più questo sarà accessibile, tanto minori saranno le barriere fisiche e culturali, tanto più si schiuderà il cammino verso l’autodeterminazione.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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