Maker_Faire_Jobmetoo

Una società basata su standard e modelli per le persone normodotate è una comunità escludente, che non accoglie ma tende a segregare.

Una visione diversa è necessaria, così come una cultura accogliente, che sia fautrice di un’integrazione delle persone con disabilità nella vita sociale.

Un grosso passo verso questa visione è in atto, in quanto il Governo italiano ha stanziato numerosi fondi per la ricerca e sviluppo della tecnologia nel mondo della disabilità. Da questi incentivi, numerose creazioni posso essere realizzate.

Uno spunto molto interessante è stato l’evento Maker Faire Rome: tenutosi nell’ultimo mese del 2015, la fiera dell’innovazione con coinvolgimento a livello mondiale. Dall’evento del 2015 sono nate molto idee e spunti interessanti, tra queste:

  • mani/robot realizzate con stampanti 3D
  • bastoni ultra tecnologici per persone non vedenti
  • comunicatore per le persone affette da SLA
  • telefono che permette alle persone sordo/cieche di poter parlare

Le persone hanno voglia di includere, di portare all’interno della società parenti, amici o solamente conoscenti che vivono una situazione per la quale la comunità non è stata progettata: cambiare la cultura, volgersi all’inclusione, permette di arricchire il nostro Paese e le persone.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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