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Un tema importante, davvero molto importante, che interessa le imprese ma anche i diretti interessati: la postazione di lavoro per le persone con disabilità. Avevamo invitato il pubblico a partecipare al sondaggio dell’Agenzia per l’Italia Digitale in un precedente post.

L’Agenzia ha da poco pubblicato le indicazioni e le linee di indirizzo che i datori di lavoro devono seguire per predisporre la
strumentazione tecnica e le tecnologie assistive più idonee per lo svolgimento dei compiti a cui il dipendente con disabilità è assegnato, come si legge nel sito.

Interessante questo passaggio tratto dall’Introduzione:

La definizione di “disabilità” è anch’essa fondamentale nella Convenzione ONU (preambolo, lett. e): “risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali ed ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base della uguaglianza con gli altri

Una felice descrizione, al passo coi tempi, che inizia ad essere masticata anche dai media più autorevoli, come in questo pezzo del Sole 24 Ore.

Questo ci porta subito a capire che le tecnologie non vanno più pensate come “da rendere accessibili” ma dovrebbero essere sempre più concepite come “già accessibili” e, soprattutto, adattabili alle diverse tipologie di disabilità. In altre parole, occorre pensare, già in fase di progettazione, in termini di “progettazione universale”. Come si legge: l’accessibilità infatti non garantisce, da sola, la piena fruibilità delle funzioni e delle informazioni di un prodotto software, se questo non è stato ben progettato fin dall’inizio e non risulta nella pratica pienamente usabile.

Il Logo dell'Agenzia
L’accessibilità, da sola, non basta: bisogna pensare in termini di “progettazione universale, spiega l’Agenzia

Appare significativa la seguente affermazione: si fa anche presente che i vari prodotti assistivi, esistenti sul mercato, non risultano tutti equivalenti per gli utenti, a parità di funzione e di costo. L’uso di ciascuno di essi andrà quindi concordato tra il datore di lavoro e il dipendente, dando precedenza, nei limiti del possibile, alle preferenze di quest’ultimo, comprovate da specifiche conoscenze pregresse dello strumento e della sua usabilità. Inoltre, a fronte di casi di dipendenti con stessa disabilità, occorrerà tener conto delle singole particolarità.

Il documento integrale è consultabile qui e suggeriamo caldamente la lettura ai diretti interessati.

E’ questa, sicuramente, la sfida che attende il mondo del lavoro: mettere a disposizione della persona svantaggiata la tecnologia più adeguata affinché si annulli lo svantaggio (e quindi non la disabilità: sono due cose diverse). E allora, probabilmente, ne vedremo delle belle.

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