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Ci sono numerosi eventi dedicati alla corsa in Italia, sia a livello agonistico che dilettantistico: i corridori del Bel Paese sono tanti, chi per passione, chi per puro svago, chi infine per professione. Nelle mie passeggiate mattutine per prendere il treno vedo molti corridori, tutti ben coperti e attrezzati al meglio per affrontare il clima autunnale e invernale: pantaloni e maglie per running, calze in linea con l’attività, copricollo, guanti e…via a scalare il proprio obiettivo giornaliero e stagionale!

Uno degli appuntamenti più sentiti dagli appassionati di corsa è la Venicemarathon che si è corsa domenica 25 Ottobre. Uno dei luoghi magici d’Italia, la città che il mondo intero ci invidia, si prepara ad ospitare migliaia di runner e adattare la propria fisionomia alla corsa. Eh sì, si parla proprio di adattamento: i ponti cambiano fisionomia grazie alle passerelle che rendono semplice l’attraversamento.

Le passarelle sono utili anche per le persone con disabilità

Questo cambio di fisionomia non si riflette esclusivamente sulla corsa, ma è un atto di enorme inclusione per le persone con disabilità: la città lagunare diventa in questo modo completamente accessibile alle persone con disabilità motoria. Evitando di limitare l’accessibilità al momento dei preparativi della maratona e alla successiva dismissione, dal 2005 il Comune di Venezia proroga la permanenza delle passerelle sino alla chiusura delle scuole, dando così vita al progetto Venezia accessibile, le barriere si superano di corsa

Le pedane sono inoltre in liena con gli standard richiesti dalla normativa europea: infatti presentano adesivi segnaletici e antisdrucciolo, al fine di indicare la priorità alle passerelle alle persone con difficoltà motorie, non chè alle famiglie e alle mamme con i passeggini.

L’iniziative non si fermano qui: si lavora in Comune, grazie ad una proposta dei cittadini, affinchè si possano essere delle rampe permanenti in città, ma meno impattanti.

Tu, quale proposta avresti per il Comune di Venezia? Dillo nei commenti.

 

Fonte: Superando

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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