Nel mondo della sordità, e non soltanto, chi non conosce Ilaria Galbusera? Pur essendoci scritti diverse volte, non ci siamo ancora conosciuti di persona, ma tengo molto a questa intervista perché Ilaria è di Bergamo e ha attraversato, e sta attraversando, un periodo particolare come tutti noi, ma la sua sordità amplifica alcuni aspetti.

Ora, vi invito a vedere questo video molto significativo; sono una manciata di minuti, ma vale la pena guardarlo prima di continuare a leggere l’intervista.

Ilaria… grazie! Grazie di dedicarmi il tuo tempo che so essere prezioso. Partiamo proprio da questo video che ti vede promuovere i diritti di chi è a rischio esclusione.

Sono stata contattata da Romina Vinci, reporter freelance, interessata a toccare con mano e capire cosa volesse dire, per una persona sorda, vivere durante il lockdown a Bergamo, una delle città più colpite dal Coronavirus. Con Romina abbiamo discusso delle difficoltà di comunicazione che io, come per la maggior parte delle persone sorde, ho dovuto affrontare durante quel periodo ma che continuo e continuiamo ad affrontare ogni giorno. Ne abbiamo discusso non solo per sensibilizzare nuovamente sulla mancanza di accessibilità, ma anche per sottolineare quanto di bello è stato fatto, con la speranza che possa diventare presto la “normalità” e non più un’eccezione dettata dal periodo. Colgo l’occasione per ringraziare nuovamente Romina per aver messo in luce uno spaccato di realtà spesso dimenticato e tutte le persone che si sono prodigate per aiutarci nelle nostre difficoltà quotidiane.

E, a proposito di mascherine trasparenti, io penso che quando saranno disponibili e secondo norma, potranno essere utili non soltanto ai sordi, ma a tutti noi. Di questo sono fermamente convinto: e tu?

Ne sono pienamente convinta anche io. Non sono solo le persone sorde ad avere bisogno che l’interlocutore indossi la mascherina trasparente per avere una comunicazione più efficace, ma tutti. Bambini, adulti e anziani, nessuno escluso. La mascherina trasparente garantisce una comunicazione decisamente più empatica; sappiamo tutti quanto sia bello e importante vedere un sorriso in tempi duri come questi.

Penso sempre, a questo proposito, di come i dispositivi pensati per i disabili tornino poi utili alla collettività intera. Cambiamo argomento, parliamo del tuo lavoro. Cosa fai esattamente?

Attualmente lavoro in una banca nell’area del Terzo Settore e sto per portare a termine un Corso di Alta Formazione dell’Università Cattolica di Milano in Disability Management, sperando un domani di poter dare il mio contributo nell’ambito dell’inclusione lavorativa e non solo.

Parlaci delle principali difficoltà sul luogo di lavoro.

Non nego che ogni giorno riscontro difficoltà sul posto di lavoro legate in particolare alla comunicazione.

E’ un problema che mi accomuna a tante altre persone sorde. Ho dalla mia parte però un team di colleghi dotati di un’enorme sensibilità che mi supporta quotidianamente soprattutto nella gestione delle comunicazioni telefoniche e durante le riunioni con la presenza di molte persone. Mi sento coinvolta e perfettamente inclusa all’interno delle dinamiche aziendali.

In precedenza, invece, ho trovato difficoltà nell’essere valorizzata nelle mansioni lavorative; i pregiudizi e gli stereotipi nei confronti delle persone con disabilità sono ancora molto forti. La grossa differenza la fa il modo in cui si guarda e il come ci si approccia alla disabilità.

Tutti conosciamo i tuoi successi sportivi: quali le prossime sfide?

Siamo momentaneamente ferme per l’emergenza Covid, purtroppo sono stati sospesi i Mondiali che per la prima volta si sarebbero tenuti in Italia. Piccoli segnali di ripresa però si vedono, siamo fiduciose e con un’enorme voglia di tornare presto in campo anche perché ci aspetta una grossa sfida l’anno prossimo: le Deaflympics in Brasile.


Ilaria, chiudiamo con questa domanda: qual è il segreto del tuo sorriso?

Nessun segreto, solo l’aver imparato negli anni a fare della “diversità” un punto di forza, ad apprezzare le piccole cose e tutto ciò che di bello la vita ha da offrire.

Solo ad intervista finita mi sono reso conto di non aver approfondito la disabilità uditiva di Ilaria, ma subito mi sono dato una risposta precisa: Ilaria è una persona “totale” con una visione chiara, non solo di sé stessa e dei suoi limiti da superare, ma anche del contesto che la circonda, e quindi dei limiti che gli altri possono – egualmente – sforzarsi di superare. È giusto, il suo sorriso non ha nessun segreto: che sia premiata dal Presidente della Repubblica o festeggi per un punto segnato, il suo sorriso è sempre uguale e sempre diverso, e questo dovremmo imparare a copiarglielo.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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