jordyn casto apple

L’attesa per un regalo o un oggetto tanto desiderato rende il momento del possesso di elevato valore, maggiore dell’effettivo costo; c’è un però: basta poco per far perdere quest’aurea di elevato valore, in particolare è sufficiente che l’oggetto non sia all’altezza delle aspettative o non sia subito utilizzabile. Una situazione del genere mi capitava, quando all’apertura dei regali di Natale non potessi utilizzare la macchina radiocomandata in quanto priva di batterie: sapere di avere qualcosa, ma non poterla utilizzare, equivale a non possedere quell’oggetto.

Oggi accade sempre di meno: le tecnologie recenti permettono un utilizzo, seppur limitato, delle ultime uscite; un ruolo cruciale lo detiene il marketing, che è a conoscenza del valore associato all’oggetto nel momento dell’acquisto (e dell’attesa) e indica il livello di disponibilità da dare agli ultimi arrivi sul mercato. Non tutti però possono accedere immediatamente alla tecnologia: pensate alle persone cieche che si ritrovano in mano uno smartphone “vuoto” in quanto privo delle tecnologie assistive necessarie per la fruizione.

Jordyn Castor e l’inclusione in Apple

Le aziende sono costituite dalle persone, non mi stancherò mai di dirlo: sta all’azienda trovare le persone giuste, valorizzarle e renderle orgogliose di far parte di una famiglia; maggiore sarà l’attaccamento alla causa aziendale, maggiore sarà la produttività della persona, in termini positivi e non stressanti, il lavoro diventa un piacere e non una costrizione.

Jordyn Castor è uno di quei talenti (reali) che Apple non si è fatta sfuggire. Nata 15 settimane prima del previsto, il suo corpo era così piccolo che il nonno riusciva a tenerla nel solo palmo della mano ed era in gradi di far passare la propria fede tra le sue braccia sino a comprendere le spalle. Le aspettative di vita per Jordyn erano veramente basse: non sarebbe stata l’unica occasione in cui si sarebbe sentita dire “non ce la farai”, ma la ragazza ha sconfitto tutte le credenze e ha percorso la sua strada, in compagnia della sua disabilità: la cecità.

Jordyn non molla, cresce, diventa una teenager ed inizia gli studi; a 17 anni la prima “scoperta”: scarta il primo iPad ed è subito utilizzabile, non necessita di nessun costo add-on o software esterno. Nel 2015 il suo futuro inizia a delinearsi: dopo l’università inizia lo stage in Apple che, visto il potenziale della ragazza, le propone subito dopo un contratto e lungo termine.

Jordyn è una programmatrice e per svolgere al meglio il proprio lavoro usa una combinazione di Braille e Nemeth Braille, un sistema di scrittura e lettura a rilievo per non vedenti e un codice esteso dall’alfabeto dedicato alla lettura della matematica. Il suo recente contributo allo sviluppo delle tecnologie Apple comprende delle funzionalità per aumentare l’accessibilità di Swift Playgrounds, un’app di Apple per iPad che insegna la programmazione in modo facile e divertente.

Apple non si ferma qui: con la versione di iOS10 saranno introdotte funzioni per differenziare l’audio in Voiceover permettendo di veicolare la voce in un canale e la musica e gli effetti in un altro, i dizionari per voiceover al fine di indicare la corretta pronuncia di parole e frasi e una lente di ingrandimento digitale per gli ipovedenti al fine di utilizzare la fotocamera per ingrandire oggetti in tempo reale.

Novità importanti, introdotte da una persona che vive sulla propria pelle la tecnologia moderna e la fruizione accessibile.

Fonte: Mashable

Condivisioni
Articolo precedenteZion Shaver, il primo wrestler senza arti inferiori
Prossimo articoloLe Paralimpiadi sempre più verso la centralità dello sport
Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here