Laureati e laureandi che ci leggete, oggi parliamo… di voi. Intervisteremo Cristina Formiconi che ci racconterà il progetto che Jobmetoo sta sviluppando con l’Università di Macerata. Un progetto che vi riguarda da vicino.
Cristina, descriviti per i nostri lettori!
Psicologa, iscritta all’albo degli psicologi delle Marche e quasi psicoterapeuta (a Novembre conseguirò la specializzazione in psicoterapia cognitivo-comportamentale), mi sono laureata all’Università di Bologna in Psicologia Clinica nel 2011 e le mie esperienze lavorative sono state molto diverse, spaziando dall’ambito clinico (centri di salute mentale, psicologia ospedaliera) alla psicologia del lavoro (colloqui di orientamento, bilanci di competenze sia con adulti in cassa integrazione che con ragazzi frequentanti le scuole superiori). Attualmente sono dottoranda in Human Sciences, curriculum Psychology, Communication and Social Sciences all’Università di Macerata. Il dottorato del bando Eureka prevede un contratto di lavoro per il 50% all’Università e per l’altro 50% in un’azienda, che in questo caso è la Jobmetoo. Il progetto, che avrà durata triennale, si intitola “LÈD: Il Lavoro È un Diritto. Nuove soluzioni all’auto-orientamento al lavoro e per il recruiting online di persone con disabilità” e ha come focus quello di migliorare il match tra azienda e candidato con disabilità ponendo al centro l’auto-orientamento, ovvero tutte quelle azioni che permettono di raggiungere una consapevolezza delle proprie capacità/abilità sia da parte del soggetto che dell’azienda in cui potrebbe essere utilmente inserito.
Raccontaci come nasce l’idea del dottorato
In realtà, il dottorato non era stato programmato nei miei obiettivi di carriera, diciamo che è capitato un po’ per caso: svolgendo un tirocinio presso l’Ufficio Orientamento e Placement dell’Università di Macerata, dove mi occupavo di colloqui di orientamento e azioni di accompagnamento al mondo del lavoro rivolti a studenti e laureati (ad esempio il progetto “I martedì del Placement”), temi molto vicini a quelli dell’attuale progetto di dottorato, sono venuta a conoscenza di questa possibilità di partecipare a un bando di dottorato con possibilità di lavorare anche per un’azienda. Tra le aziende partecipanti c’era Jobmetoo, che si occupava appunto di lavoro e disabilità, area da sempre di mio interesse ma mai potuta approfondire se non come volontaria e da lì ho deciso di partecipare.
Cosa sta ad indicare il titolo?
La parola LED vuole appunto richiamare l’immagine della luce a basso consumo. Imparare a valorizzare le competenze e abilità di una persona con disabilità piuttosto che le sue difficoltà e impedimenti, imparare a vedere i suoi punti di forza piuttosto che i suoi punti di debolezza anche nel lavoro può trasformare l’assunzione di una persona con disabilità da parte di un’azienda da obbligo legislativo a risorsa da valorizzare e rendere produttiva.
Gli step in questi tre anni di lavoro
Il primo step, oltre a ricostruire lo stato dell’arte attraverso la ricerca bibliografica e sitografica, sta prevedendo l’attuazione di una indagine conoscitiva dei fabbisogni legati al lavoro delle persone con disabilità. In particolare in questa prima fase, è stato elaborato un questionario con lo scopo di effettuare un monitoraggio delle carriere e individuare i bisogni connessi al mondo del lavoro di studenti e laureati con disabilità. I dati raccolti permetteranno di iniziare a implementare un percorso di auto- orientamento online basato sulla teoria delle intelligenze multiple di H. Gardner. Gli step successivi di questi tre anni di lavoro saranno, quindi, focalizzati sullo sviluppo di tale modello di auto-orientamento e sul miglioramento del matching incrocio domanda e offerta di lavoro, ponendo attenzione anche allo sviluppo di competenze che rendano il più possibile autonoma la persona nella gestione del processo di orientamento lungo tutto il ciclo di vita.
Come procede l’indagine?
In questa fase si stanno contattando tutte le Università d’Italia per richiedere la loro collaborazione alla somministrazione con l’obiettivo di arrivare così a un campione il più possibile ampio e rappresentativo. Non è sempre facile coinvolgere, per vari motivi, altri Enti nella ricerca e a volte ciò si scontra anche con tempi burocratici molto lunghi. Tuttavia posso dire che per ora abbiamo ricevuto apprezzamenti e collaborazioni da varie Università, che si sono mostrate molto sensibili e interessate al tema. Contemporaneamente stiamo lanciando il questionario sulla stessa piattaforma Jobmetoo con lo scopo di raccogliere punti di vista diversi legati ai fabbisogni lavorativi.
Sei una psicologa, domanda difficile: quale pensi possa essere il miglior supporto psicologico per una persona con disabilità in termini di empowerment?
Sembrerà banale, ma trattare la persona con disabilità come un’altra senza disabilità credo sia il miglior supporto in termini di empowerment. Molto spesso, infatti, anche con le persone senza disabilità siamo portati prima a vederne i difetti e solo successivamente i pregi: valorizzare le risorse fin dall’inizio nell’uno e nell’altro caso credo sia la migliore strategia di empowerment. Naturalmente questo non vuol dire approcciare il tema disabilità e lavoro in maniera semplicistica e quasi utopistica, senza cioè tenere conto delle reali limitazioni che la disabilità comporta, ma piuttosto utilizzare un approccio che permetta di mettere a fuoco con chiarezza e oggettività il profilo del candidato così da costruire percorsi di carriera entro l’area di sviluppo prossimale di quella specifica persona.
Cosa stai imparando in questi primi mesi di lavoro con Jobmetoo sulla disabilità?
Jobmetoo e la formazione all’ Università mi stanno dando tanto sia in termini professionali che personali. In particolare, Jobmetoo mi sta facendo sperimentare proprio da un punto di vista pratico e non solo teorico, quelli che sono gli obiettivi della mia ricerca ovvero la riconfigurazione di un contesto di lavoro in cui la persona con disabilità inserita rappresenta una fonte di vantaggio competitivo, una risorsa chiave per tutto il team e non una diseconomia o un soggetto assunto per obbligo legislativo, oltre a fornirmi una visione della tecnologia, essendo piattaforma online, calibrata sui bisogni dell’individuo.
L’intervista di Cristina sottolinea la dimensione anche scientifica di Jobmetoo, perché solo facendo ricerca si potranno scoprire nuove soluzioni. Oltretutto, da ex universitario, ho vissuto in quel limbo in attesa del lavoro dopo la laurea, e per chi avesse ancora voglia di leggere qualche riga, ne parlo in prima persona in questo articolo.