Mentre indaghiamo se la primavera è iniziata ieri o domenica, posso affermare senza dubbio che sabato 19 è iniziata la vera primavera, quella nuova stagione che riporta il sole e la voglia di fare, quella che ha abbracciato con un sole meraviglioso la giornata Happy Day Diversity in Piazza Duomo a Milano. Sulla scia del progetto sociale Boudoir Disability, abbiamo deciso di mettere un punto, non per fermare, ma una bandierina per iniziare un nuovo cammino, fatto di condivisione e meno esclusione. Abbiamo, per una volta, festeggiato qualcosa che accomuna tutti: la diversità. Ognuno di noi è diverso dall’altro, per definizione e creazione. Non ne possiamo più di discriminazioni, lotte, violenze, barriere mentali e pregiudizi, ma soprattutto è finito il tempo di guardare la diversità con sospetto.
Molti, non tutti, hanno capito e si sono lasciati trasportare dal nostro entusiasmo e presenti con la propria faccia hanno dimostrato che tutto questo è possibile. Il lavoro da fare è ancora tanto, bisognerebbe emozionarsi meno davanti ad immagini tv, armarsi di coerenza, utile a ricordarsi che le cose non cambiano semplicemente cambiando canale o spegnendo la televisione. Meno commozione e più consapevolezza che il dialogo è la strada migliore per trovare uno spiraglio di rottura dei tabù.
Ecco perché noi non ci fermiamo, anzi i progetti continuano.
Proprio perché il dialogo per noi è fondamentale, partiranno a breve due splendide idee. “La posta di Pepitosa”, una casella di posta elettronica (lapostadipepitosa@gmail.com) dove chi vorrà raccontarmi la propria vita potrà scrivermi tutto quello che vuole. Pubblicherò il tutto e con la dovuta privacy su Pepitosablog e insieme a Micaela Zuliani, ogni mese, selezioneremo la storia da rappresentare attraverso un servizio fotografico. Questa è comunicazione!
Non solo, dopo Boudoir Disability e Happy Day Diversity, vorremmo entrare nelle scuole per parlare di diversità, non solo come handicap, ma come momento di confronto sulle dinamiche giovanili che possono scaturire all’interno di una comunità: bullismo, handicap e problemi alimentari. Tutte quelle situazioni che hanno come fulcro la mancata accettazione di se stessi.
Si può fare e si deve iniziare a farlo o gli incontri rimarranno solo un semplice modo per occupare del tempo, ma senza la concretezza di cambiare qualcosa.