Accomodamenti ragionevoli. Un esempio: una ragazza non vedente che scrive al computer con tastiera Braille

A riprova di come le parole del mondo “disabilità” non siano affatto scontate, ricordo una chiacchierata con un amico che mi disse: “Ma se ti parlo di viaggi accessibili, tu subito pensi che ti faccia pagare poco e mangiare male… Invece per accessibilità s’intende qualcosa di molto diverso! Forse addirittura il contrario!”. Aveva perfettamente ragione. E così, quando si parla di “accomodamenti ragionevoli”, il termine non è effettivamente del tutto intuibile. Ne avevo, per questo, parlato in un precedente articolo e, stavolta, vorrei scendere più nello specifico proponendo alcuni esempi concreti riportati nell’opuscolo che avevo egualmente citato. Cerchiamo di capire ancora meglio cosa sia l’accomodamento ragionevole attraverso alcune pratiche di successo sperimentate in aziende pubbliche e private.

Fornire ai dipendenti con disabilità un catalogo con l’elenco degli ausili che si possono scegliere in autonomia

Questa è accoglienza, non trovate? Io, disabile, so che l’azienda mi vuole mettere nelle migliori condizioni per essere a mio agio e produttivo. Trovo molto lungimirante anticipare le richieste di accomodamenti ragionevoli, che spesso sono vissute in modo sofferto da chi ne ha diritto. Davvero un esempio da copiare.

Tutte le posizioni aperte sono destinate anche alle Persone con Disabilità

Alcune aziende iniziano a farlo e a mio avviso è la riprova che, quando come Jobmetoo lanciammo le nostre 5 Azioni, non eravamo lontani da quanto nella realtà sta iniziando ad accadere. Verrà un giorno in cui l’obbligo cesserà perché tutti avremo capito che, attraverso l’accomodamento ragionevole, si crea parità. E laddove c’è parità c’è anche una sana competizione.

Coinvolgimento del Board

Questo, in generale, è un tema molto sentito in tutta la Diversity & Inclusion. Dal basso si levano movimenti che chiedono all’azienda di adeguarsi ai tempi, e in alto (nei CdA) devono esserci consapevolezza e capacità di cogliere gli stimoli per trasformarli in nuovi obiettivi.

Ruolo delle associazioni ed No-profit

Le associazioni che si occupano di disabili rappresentano dei preziosi stakeholder con un notevole know-how, e affidarsi anche ad esse è uno dei principali fattori di successo per l’inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro.

Sono buoni esempi da cui prendere spunto, ma veramente vasta è la casistica e le nuove soluzioni che si potrebbero pensare. Partiamo da un punto di base fondamentale: due persone con la stessa tipologia di disabilità possono avere necessità differenti che richiedono accomodamenti ragionevoli diversi, a volte molto diversi. Questo ci riporta all’importanza di saper “cucire” su misura la costruzione dell’accomodamento. Il secondo aspetto da sottolineare è che, in questo caso, copiarsi non è da biasimare ma un invito forte, perché le buone pratiche siano sempre più diffuse e migliorate. In questa concorrenza ci sono solo vincitori.

 

 

 

 

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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