“Dont’ drink and drive” è una delle regole che primeggia nei weekend anglosassoni: interiorizzato nella loro cultura è il concetto di bere e non guidare; a turno, nei fine settimana, un amico nel gruppo non beve per poi poter riaccompagnare a casa, sani e salvi, i propri compagni di bevute. Possiamo dire che non è neanche una regola, ma un’abitudine, una routine, un atteggiamento scontato che tutti mettono in pratica, sin dalle prime uscite con gli amici e con la propria auto.
Un forte vantaggio presente nei paesi anglosassoni è quello dei taxi, non solo per la loro numerosa presenza, ma anche per la regolamentazione: il mercato è libero, sono presenti molte compagnie, con prezzi concorrenziali e possibilità di far salire a bordo anche più persone che non si conoscono, ma che possono dividere la spesa del tragitto.
L’accesso ai passeggeri è stato finora abbastanza libero, tranne che per le persone in sedia a rotelle: questi ultimi erano costretti a richiedere uno specifico mezzo (più grande e capiente) per potersi spostare da una parte all’altra della città e con prezzi maggiorati (dovuti alla specifica richiesta). Grazie ad una legge emanata dal Ministro dei Trasporti britannico, Andrew Jones, a Febbraio e che entrerà in vigore ad Aprile 2017, tutti i taxi presenti sul territorio anglosassone dovranno accettare tutti i passeggeri e avere tariffe omogenee, senza differenze tra clienti.
Gli autisti che si rifiuteranno di accettare passeggeri in sedie a rotelle e/o che applicheranno una maggiorazione tariffaria, rischiano di ricevere una multa di £1.000 e la sospensione o la revoca della licenza. “Vogliamo costruire una nazione al servizio di tutti” afferma Andrew Jones, “e per farlo dobbiamo garantire alle persone con disabilità la stessa possibilità di accesso a servizi e opportunità di tutti gli altri“.
Un esempio di inclusione che parte dall’alto da imitare ed elogiare: ampliare l’accesso ai servizi a tutti i cittadini è una grande forma di civiltà e di cultura della “diversity“.