Ed eccoci in un giorno particolarmente sentito dalle persone con disabilità di tutto il mondo: 27 Gennaio, Giornata della memoria. Per “non dimenticare”, come si legge ovunque. Sì, è vero, c’è il rischio di dimenticare anche gli eventi più macroscopici della nostra Storia, risucchiati come siamo dal vortice di un presente che a volte rischia di travolgerci anche a causa di un rapporto non sempre consapevole con gli strumenti che offre la tecnologia. C’è, però, una gran bella differenza tra “non dimenticare” qualcosa di atroce e “ricordare” queste atrocità.

Provo a spiegare con un’equazione, a costo di sembrare semplicistico.

Non dimenticare = fissare un momento negativo

Ricordare = rielaborare un momento negativo e saperlo interpretare

 Ed ecco che un evento organizzato dall’ANPI e dall’Anffas Ferrara per ricordare le atrocità compiute dai nazisti nell’ambito del tristemente celebre programma “Aktion T4” (si terrà a Comacchio in questi giorni) diventa, appunto, occasione per rivedere certi episodi raccapriccianti e rileggerli con gli occhi di oggi.

Quali “vantaggi” dell’Aktion T4?

Heilanstalt Schönbrunn, Kinder

Risparmiare la sofferenza a persone malate e con malformazioni, persone, in altre parole, la cui vita non fosse degna di essere vissuta. In che modo? Sopprimendole.

Prendo in prestito questa frase dell’articolo sull’evento di Comacchio: il programma “Aktion T4

non aveva nulla di pietoso, ma era impostato su un calcolo dei costi per la società delle persone disabili, come se il valore della vita umana potesse comportare un prezzo. Chi non era utile era destinato ad essere eliminato.

Oggi, nel 2015, la cultura, la tecnologia, la Convenzione ONU, la società sempre più attenta a sé stessa ci dimostrano che le persone disabili possono essere molto più di un costo per la società. I “costi” che la società sostiene sono un “investimento” perché persone svantaggiate diventino sempre più partecipi – e non solo grazie al lavoro – del tessuto sociale e ne rappresentino quindi una parte attiva, comunque.

E quando ci accorgeremo che i costi per l’accessibilità, per la mobilità, per l’indipendenza di certe persone (quelle disabili) portano vantaggi a tutta la collettività, a tutti coloro che hanno esigenze specifiche pur non essendo disabili, prenderemo coscienza di una nuova ricchezza che la disabilità ci offre: un’occasione di riflessione per migliorare le vite di tutti.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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