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Benvenuta Valentina, ti vediamo in rete in questo periodo come testimonial di Boudoir Disability, un bel progetto di anti-discriminazione femminile (e non solo sul tabù) disabilità-sensualità. Sappiamo e leggiamo che non sei solo questo: raccontacelo.

Chi è Valentina?

Che piacere essere salita a bordo della nave Jobmetoo, felice di poter dare un contributo. Sono una ragazza di 33 anni della periferia di Mantova e nella vita lavoro come impiegata ai Servizi Sociali del mio comune di residenza. Non solo. Sono soprattutto una giornalista web e malata di comunicazione e social media. Senza ombra di dubbio sono una di quelle a favore dell’utilizzo compulsivo ma consapevole dei social network, sia come palestra di personal branding sia come nuova modalità di stringere rapporti lavorativi. Ah sono disabile, può essere un dettaglio?

Ci sembra di capire che la tua sfera lavorativa è ben strutturata…

Il mio percorso lavorativo fino ad ora non è stato sempre facile, anche se ora ho raggiunto un’ottima indipendenza. Dopo un diploma in tecnico di laboratorio, scelta col senno di poi sbagliata, ho capito che la mia strada era la comunicazione, dove mi sono laureata e specializzata in giornalismo e dove tutt’ora sto continuando a studiare frequentando master. Per chi ha una disabilità, niente è migliore di allenare un’ottima comunicazione, prima di tutto sulla propria persona ma anche relazionarsi col mondo. E’ la forma migliore di abbattere qualsiasi barriera.

Cosa preoccupa il disabile nel momento della ricerca o del colloquio di lavoro?

Sicuramente non essere compreso, o meglio, di essere giudicato esclusivamente per un contenitore imperfetto, al di là di ogni titolo di studio o specializzazione. Mi piacerebbe ad esempio che venisse incentivato il colloquio telefonico o in video-conferenza, un po’ come succede all’estero per chiunque cerchi occupazione.

Disabilità e lavoro, oggi comunicano tra di loro?

Diciamo che dovrebbero, ma il dialogo è ancora lontano. Per molte aziende, la disabilità, è ancora un tabù, qualcosa di poco conosciuto e quindi da allontanare. Si preferisce pagare multe onerose pur di essere esonerati dal collocamento di una persona disabile. La legge 68/99 andrebbe riscritta o quantomeno fatta rispettare in modo più severo.

Come hai conosciuto Jobmetoo?

E’ impossibile non conoscervi, a maggior ragione per chi lavora soprattutto online come me. La vostra piattaforma è utile per chi non ha voglia di perdersi tra i milioni di annunci della rete, ma con un’offerta mirata si può trovare ciò che cerchiamo in base alle nostra reali capacità.

Perché ti ha colpito Jobmetoo?

Perché è un sito di annunci riservati esclusivamente alle categorie protette, perché gli annunci calzano a pennello delle domande di lavoro che ci possono essere oggigiorno. Non si perde tempo a cercare nelle sezioni secondarie, tutto perfettamente in 1° piano.

Valentina siamo veramente contenti di averti a bordo, dalla prossima settimana ti leggeremo con piacere!

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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