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Il tema di Jobmetoo è misto: al suo interno sono presenti delle persone con disabilità e altre senza. Ci piace organizzare pranzi inseime, momenti in cui si discute della vita personale, delle proprie passioni e delle piccole e grandi questioni che ci riguardano nel quotidiano. Anche il cibo è un tema molto presente: tra allergie, intolleranze e voglie dell’ultimo momento parliamo spesso di piatti che vorremmo mangiare e dolci che potremmo fare.

Tra di noi è presente anche una ragazza cieca e ancora oggi mi sorprendo come, ogni qualvolta che ci rechiamo in un locale per un pranzo o un aperitivo, la mia collega non possa essere autonoma nella lettura del menu. Un limite che sarebbe facile da superare, specialmente con le tecnologie oggi disponibile: oltre al classico braille, immagine un audio menu, semplice da realizzare e di facile utilizzo.

Il bar che aspettavamo

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Dall’idea di due sorelle campane, a fine Ottobre è stato inaugurato a Bologna L’altro spazio, un bar gestito appunto da personale con disabilità, adatto alle loro caratteristiche, in modo che possano essere autonome nella gestione dei clienti e delle loro richieste.

All’ingresso il cliente, con disabilità o meno, ha la possibilità di ritirare una mappa sensoriale: una piantina del locale in rilievo, in modo da poter “visualizzare” l’architettura del posto ed essere liberi di muoversi senza il supporto di terzi.

Il bancone è alto 80 cm, come mai? In questo modo i clienti in carrozzina possono vedere in faccia la bartender, anch’essa in carrozzina, ed evitare il classico mal di collo per parlare con le persone sedute sugli sgabelli.

E cosa dire del cuoco ipovedente? Le sue realizzazioni culinarie sono già molto apprezzate e consegnate i tavoli dei clienti da camerieri gentili e disponibili, tra i quali sono presenti anche delle persone con disabilità visiva.

L’Altro spazio non si ferma qui: grazie alla collaborazione del filmaker olandese Jascha Blume e al lancio di corsi di lingua e linguaggio dei segni, il locale è molto attivo a livello sociale. Anche le giornate dedicate alla lettura dei classici fanno parte del DNA del nuovo locale.

L’Altro spazio è nato da poco, ma ha già lanciato un modo di vivere la disabilità basato sull’inclusione: un esempio facile da seguire dalle altre attività commerciale, che avrebbero un forte ritorno economico per il loro impegno.

 

Fonte: Il Mattino

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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