La bellezza sembra essere la discriminante della società attuale: un modo per definire cosa è giusto o sbagliato, cosa è accettato e cosa non lo è. Un parametro del tutto arbitrario e stabilito dalla società (quindi un’entità astratta dietro la quale si celano forze ed interessi economici) alla quale ci si attiene senza consapevolezza, ma con accettazione passiva.
In virtù del “sacro indicatore” della bellezza si definiscono i consumi, i canoni di vestiario professionale e casual, nonché l’accettazione nei contesti sociale e privato. Ma la bellezza è soggettiva, non è universalmente simile e definita una volta per tutte; come diceva sempre mia zia “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”. La bellezza ha mille sfaccettature, mille volti e mille modi di esprimersi: un concetto ben chiaro a Alfaparf Group e Aipd, che lanciano, da queste basi, “Bellezza in tutte le sue forme”
Inserire le persone done nel mondo del lavoro con Alfaparf
Alfaparf è un grosso marchio che ha fatto della bellezza il proprio business grazie ai centri estetici ed i solarium, ma non ha scelto di fermarsi ad una bellezza vuota ed esclusivamente esteriore, ha deciso di fare un passo avanti e qualche tempo fa ha lanciato il progetto “Bellezza in tutte le sue forme” con Aipd (Associazione italiana persone down) di Bergamo. L’iniziativa ha coinvolto sei ragazzi, quattro formatori Alfaparf Group e due educatrici Aipd; si è scelto di seguire una metodologia innovativa di formazione, sviluppata esclusivamente per persone con limitazioni intellettuali: lezioni teoriche, con video, immagini e parole mirate si sono alternate a momenti di attività pratiche volte a migliorare le capacità manuali degli allievi.
La finalità del corso è permettere l’inserimento nel mondo del lavoro di persone down, nello specifico renderli assistenti al parrucchiere: un corso molto pratico, con esempi sul campo e anche lezioni teoriche, al fine di dare i consigli e le competenze migliori per affrontare un mondo per loro nuovo.
Un’iniziativa conclusasi con la consegna dei diplomi e quindi con la possibilità per i ragazzi di cercare lavoro e presentarsi ai colloqui con un attestato valido ed una qualifica chiara che aprirà loro diverse porte. Un modo di rendere le persone con disabilità pienamente autonome, in quanto è solo dall’autonomia che è possibile esprimere sé stessi in tutte le sfaccettature, competenze e, non da meno, bellezza.
Fonte: Eco di Bergamo