L’Istituto Chiossone di Genova è una Onlus che si occupa di disabilità visiva con un approccio di presa in carico globale. Jobmetoo è partner dell’Istituto per un progetto che vi descriveremo a breve e abbiamo scambiato qualche parola con Francesca Bottaro, Project manager e responsabile del progetto Occhio al lavoro.

L’istituto Chiossone nasce nel 1868: qual è il segreto di tanta longevità?

La capacità di innovarsi continuamente per continuare a far evolvere i servizi, offerti alle persone con disabilità visiva, in modo coerente con le loro aspettative, il mercato, l’oggi.

L’esigenza, nel corso degli anni, di allargare il campo di azione ad altre fasce deboli come è maturata?

Anche in questo caso non è stato fatto altro che rispondere a richieste del territorio mettendo a disposizione il nostro Know-how al servizio di altre fasce deboli, in particolare le persone con pluridisabilità, affette da autismo o da problemi psichiatrici.

Il vostro motto “Guardiamo oltre” si manifesta anche sul tema lavoro: raccontaci come siete arrivati a maturare questa consapevolezza

E’ sufficiente cercare di analizzare la ricetta di tante persone che, con disabilità, sono riuscite ad avere una vita piena, attiva ed integrata: sono coloro che sono riusciti a guardare oltre i limiti posti dalla disabilità, che hanno investito sui propri punti di forza, che ogni giorno hanno lavorato per alzare un po’ oltre l’asticella del “non è possibile”. Noi vogliamo affiancare i ragazzi che si rivolgono ai nostri servizi affinché acquisiscano, nel cammino quotidiano, tutti gli ingredienti necessari per produrre questa ricetta che è quasi sempre nelle loro capacità.

E veniamo ora al prezioso vademecum che avete realizzato, un documento molto ben fatto e dalla dimensione operativa: come è nata l’idea di realizzarlo?

E’ un documento che nasce dall’esperienza di Occhio al lavoro, un progetto triennale per l’inserimento lavorativo di persone con disabilità visiva. Il vademecum nasce per rispondere ai dubbi concreti che le aziende ci hanno posto, cerca di mettere a sistema le variabili che noi abbiamo sperimentato essere indispensabili affinché l’esperienza di inserimento sia soddisfacente per azienda e aspirante lavoratore.

Perché un’impresa dovrebbe consultare il vostro vademecum?

Per auto-valutare la propria attitudine ad accogliere con efficacia una persona con disabilità visiva, per valutare l’impatto che questo inserimento potrebbe avere nel proprio sistema (spesso assolutamente sovra-stimato, in senso negativo) per conoscere e stimare gli eventuali adattamenti necessari l sistema fiche la persona possa lavorare in modo efficiente e efficace.

“Abbattere le barriere e non le aziende” è molto ironico, e anche molto vero: che messaggio ti senti di dare alle aziende che hanno, anche in modo giustificato, timore di inserire un lavoratore con disabilità visiva?

Consiglio assolutamente di rivolgersi ad un mediatore del lavoro che possa con la propria esperienza fare un quadro oggettivo di quelli che sono i reali ostacoli da affrontare. ”Spesso il diavolo è meno brutto di come lo si dipinge”, gli adattamenti necessari non sono così impattanti, e una volta apportati si scoprono risorse ricche preziose e motivate desiderose solo di dimostrare il proprio valore.

Il vademecum finisce con un questionario di auto valutazione: “La tua azienda è accogliente?”. Mi trattengo dall’esprimere il mio apprezzamento per un lavoro così scrupoloso e prezioso e lascio il commento a te.

Riteniamo che l’autovalutazione sia il primo gradino per una consapevolezza necessaria, affinché l’inserimento della persona con disabilità sia un successo.

I prossimi obiettivi del Chiossone?

E’ in avvio un nuovo progetto, dedicato a persone disabili, per la formazione e l’inserimento di figure professionali innovative, ma non voglio raccontarvi ancora troppo…

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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