La Fondazione Alessio Tavecchio Onlus non ha bisogno di molte presentazioni per l’intensità con cui porta avanti ciascun progetto: questa intensità, non deve stupire, è la stessa del suo fondatore, Alessio, che dopo un incidente in cui la sua vita ha improvvisamente cambiato direzione, ha voluto fare, di questa nuova strada obbligata, un’opportunità, addirittura una scelta consapevole, anche se scritto così può apparire contraddittorio.

Ho personalmente conosciuto Alessio come moderatore dei Diversity Day e rimasi subito folgorato da un suo magnifico discorso che non sarei capace di riportare anche se ne conservo un ricordo molto vivido. È per me un piacere ed un onore poter rivolgere qualche domanda ad Alessio, che, inutile dirlo, ha trovato subito il tempo per me.

Alessio, la Fondazione che porta il tuo nome è piuttosto conosciuta. Per chi volesse approfondire, qui si trovano tutte le informazioni. In particolare ti chiederei di soffermarti sulle attività che declinate proprio sul lavoro

La Fondazione che rappresento è attiva da diversi anni per permettere alle persone con difficoltà o con difficoltà acquisita di inserirsi nuovamente nella realtà, ovviamente anche lavorativa: il trasporto disabili e anziani (per le zone di Monza Brianza e Milano) ne è un esempio. Fin dal 2006 ci adoperiamo per un servizio di consulenza lavorativa soprattutto mirata alla preparazione del lavoratore con disabilità su come presentarsi ad un colloquio, sulla stesura di un curriculum e come padroneggiare lo standing. In alcuni casi questo nostro impegno è stato premiato con l’inserimento lavorativo.

Un progetto di cui vai particolarmente fiero?

Posso dirti che è quello che, di volta in volta, cerco di realizzare. Attualmente stiamo lavorando per costruire un centro polifunzionale che ospiti la gestione delle diverse attività legate alla disabilità: riabilitazione, assistenza, e ovviamente lo sport.

Per farlo, abbiamo mosso il primo passo con l’Agriparco, un’area di 12 kmq intorno a Monza in cui sarà possibile vivere l’esperienza del verde, declinato sia nella coltivazione dell’orto sia in quella dei fiori, ovviamente in modo solidale: abbiamo previsto un’alta accessibilità e delle vasche rialzate per la lavorazione della terra. Immediatamente a seguire, il giardino sensoriale.

Quindi si deve pensare in grande, e tu lo sai fare bene

Credo sia la strada migliore. Pensa che è stato il comune di Monza a chiederci di immaginare qualcosa che vada oltre, ossia una residenza per il “Dopo di noi”, per tutti quelle persone con disabilità grave che, così, avrebbero la possibilità di vivere, restare in contatto con gli altri e di realizzarsi. Prevediamo appartamenti adattati e anche luoghi dedicati al recupero delle persone con disabilità mentali. Un progetto stimato in 4 milioni di euro d’investimento, che mi auguro diventi un’eccellenza in campo sociale per l’inclusione.

Alessio, tu sei un gran lavoratore e il lavoro è una parte importante della vita che non può prescindere da altri aspetti. Sei d’accordo con me?

Sono assolutamente d’accordo, una delle mission della fondazione è proprio quella di dare la giusta luce al lavoro non dimenticando tutti gli altri aspetti e valori che distinguono ciascuno di noi. In particolare, crediamo molto nel messaggio che ci sprona a reagire alle difficoltà in qualunque ambito. Sport, contatto con la natura, aiutano immensamente la persona con disabilità a trovare se stessa, ma è con il lavoro che questa trova il suo posto nel mondo.

Parliamo di Alessio scrittore…

In questo periodo di emergenza sanitaria in corso, sta riemergendo la mia vena artistica: c’è qualche titolo che mi ronza intorno e sto ragionando su un possibile canovaccio! Su di me ho scritto abbastanza (tre libri): è stato molto importante farlo e condividere le mie riflessioni, adesso è il momento di fare un salto. Di sicuro posso dirti che non ho mai scritto su di me per auto incensarmi ma per dare – a tutti – la possibilità di riscoprire noi stessi. Da “bipede” forse non sarei mai arrivato a conoscere tutte queste sfaccettature di me che forse non avrei mai potuto raggiungere.

Si parla molto di Diversity & Inclusion: tu come la vedi?

I progetti su Diversity & Inclusion della Fondazione parlano di consapevolezza soprattutto attraverso lo sport, mezzo che trova un punto di unione molto più velocemente rispetto ad altre vie. Nello sport spesso si perde di vista chi abbia o meno una disabilità e resta la sfida come unica protagonista. Questo aiuta molto a familiarizzarsi con la disabilità, perché la base è sempre la conoscenza (o se vuoi l’ignoranza): non si sa bene come rapportarsi davanti ad una disabilità. Quando questo scoglio è superato, si ha rispetto della diversità e reale inclusione.

Cosa farà Alessio da grande?


Spero di continuare ad essere un buon padre per le mie due bimbe, di veder realizzato il progetto a cui sto lavorando da più di dieci anni (il centro della Fondazione) e, soprattutto, andare sempre avanti, proseguire, perché il presente è l’unica dimensione che viviamo e, quindi, l’unica che conti veramente. Se viviamo il presente come un valore, sarà di valore anche il futuro.

Alessio grazie, davvero non saprei cosa aggiungere che tu non abbia già detto. Chiudo con un tuo motto: “condividiamo insieme il passato per dotarci di una nuova concezione del futuro”.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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