In questo primo post del 2016 conosciamo Luca Spaziani un’altra persona con disabilità davvero meritevole che ha appena pubblicato un saggio dal titolo: DigitAbili. L’innovazione tecnologica come opportunità per superare l’handicap.

Luca, ci eravamo conosciuti durante una selezione per Jobmetoo, ma quando ci hai scritto la selezione era già chiusa. In compenso è nata una bella corrispondenza. Raccontaci di te!

Ho 30 anni, sono originario di Frosinone, da otto anni vivo a Verona, sono sposato da due e sono non vedente dalla nascita a causa di un glaucoma congenito.

Ora lavori in una compagnia assicurativa: di cosa ti occupi?

Sono nella Divisione Commerciale, all’interno di un ufficio di supporto che offre assistenza ai colleghi e al direttore a vari livelli. In particolare, io mi occupo della redazione di report e della stesura e revisione di circolari e comunicazioni che inviamo alle banche che rappresentano i nostri principali interlocutori in quanto collocano le nostre polizze ai clienti.

Il tuo percorso di studi?

Ho frequentato il liceo classico, sono laureato in scienze della comunicazione (triennale) e giornalismo (specialistica).

Parlaci della tua opera editoriale

Ho una certa soggezione nel dirlo ma si tratta di un saggio, o quanto meno è stata pubblicata all’interno di una collana di saggistica. L’idea, come spesso accade, è nata quasi per caso: ho avuto la fortuna di conoscere al Master in giornalismo economico che ho frequentato al Sole 24 Ore Daniele Chieffi, un grande esperto di media digitali e responsabile dell’ufficio stampa digitale di Eni. Dopo qualche mese ho saputo tramite LinkedIn che era diventato direttore responsabile della Collana Neo della casa editrice Franco Angeli. Si tratta di un’iniziativa editoriale “crossmediale”, che coinvolge cioè più mezzi di comunicazione (libri stampati, e-book, blog e social network) e si propone di raccogliere pubblicazioni che hanno come filo conduttore l’innovazione digitale, i suoi effetti e le nuove competenze che servono per sfruttarla al meglio. Mi sono proposto sommessamente per scrivere qualcosa sulle molteplici modalità con cui la tecnologia è in grado di offrire un supporto sempre più efficace ed inclusivo ai portatori di handicap, perché penso sia un argomento del quale non si parla mai abbastanza. La stragrande maggioranza delle persone che non vive a contatto con la disabilità non è a conoscenza delle possibilità che l’informatica, il digitale e più in generale i dispositivi tecnologici offrono ai portatori di handicap. Daniele, pieno di entusiasmo, mi ha proposto di iniziare a buttar giù un indice. Solo a quel punto ho capito che stavo per avventurarmi in un’impresa che sentivo essere più grande di me: ero combattuto tra l’euforia legata a questa bella opportunità che mi veniva concessa e la sensazione di inadeguatezza, quasi di impotenza nel pensare di dover trattare un argomento così vasto, impegnativo e ricco di implicazioni. Mi sono rimboccato le maniche e, quello che ne è venuto fuori è un testo di 138 pagine la cui lettura, spero, possa offrire spunti di riflessione, stimolare il desiderio di approfondire e, in alcuni casi, spingere a prendere determinate decisioni.

Splendido percorso! Approfondiamo allora i contenuti del tuo saggio.

Nel libro descrivo, attraverso numerosi esempi, ciò che i disabili sono in grado di fare grazie ai dispositivi informatici quali pc e smartphone e come ciò stia contribuendo ad abbattere barriere fino a poco tempo fa apparentemente insormontabili, ad esempio l’accesso alla conoscenza e la comunicazione. Pongo in forte risalto il fatto che quest’evoluzione ha un carattere sempre più inclusivo perché consente ai portatori di handicap di utilizzare gli stessi strumenti, linguaggi e servizi digitali di uso comune. Presento anche le principali tecnologie assistive che vengono adottate nelle diverse situazioni di handicap, tenendo presente però che si tratta di un contesto in continuo mutamento nel quale vengono sviluppati sempre nuovi ausili, peraltro ad una velocità sempre maggiore. Mi soffermo anche sui benefici che la tecnologia è in grado di garantire ai disabili nei diversi ambiti della loro vita (scuola, lavoro, terza età, tempo libero, relazioni, passioni, sport, cultura e intrattenimento) e getto uno sguardo sul futuro, nel quale intravvedo delle prospettive di sviluppo tecnologico capaci di riservare notevoli vantaggi alle persone con difficoltà: basti pensare, solo per citare un esempio, all’auto a guida automatica, un’idea non troppo futuristica visti gli ingenti investimenti nel settore, e a come potrebbe rivoluzionare la mobilità per persone non vedenti o con disabilità motorie.

A chi si rivolge il libro?

DigitAbili si rivolge essenzialmente a tre categorie di pubblico:

  • genitori, insegnanti, educatori, pedagogisti, assistenti sociali, psicologi e più in generale tutti coloro che intervengono a vario titolo nel percorso di crescita di un portatore di handicap
  • ingegneri, progettisti di infrastrutture tecnologiche, programmatori, sistemisti e tutti coloro che svolgono attività attinenti alla tecnologia e che si trovano a progettare applicazioni e servizi dai quali i portatori di handicap potrebbero trarre beneficio
  • amministratori, decisori politici e tutti coloro che hanno un incarico o un ruolo decisionale, chiamati a compiere scelte che possono avere ricadute anche sulla vita dei cittadini con handicap.

Nel tuo caso, quanto aiuto ti ha dato la tecnologia?

Direi moltissimo! Ho iniziato ad utilizzarla dalle scuole elementari. Ho preso in mano il primo display Braille a 8 anni, ho avuto la fortuna di crescere beneficiando dei progressi di uno sviluppo tecnologico dirompente, del quale per certi aspetti i disabili hanno iniziato a beneficiare ancor prima del grande pubblico. Cerco di sfruttare la tecnologia al massimo per quello che può darmi, senza diventarne schiavo (per intenderci, non sono uno smanettone!) ma considerandola come uno strumento prodigioso in grado di aiutarmi a raggiungere importanti obiettivi di vita. Mi piace sottolineare che non considero importante tanto la tecnologia in sé quanto ciò che permette di fare e spero di essere riuscito a far passare questo messaggio anche nel libro.

Quando pensi a lavoro e disabilità, a cosa pensi?

Penso al fallimento di un sistema, quello delineato dalla legge 68/99, che sulla carta si pone obiettivi ambiziosi ma che faticano a tradursi in realtà. Penso ad opportunità mancate, non solo per i disabili che, come tutti, possono realizzarsi pienamente solo avendo un buon lavoro, ma anche e soprattutto per il sistema imprenditoriale che fatica a comprendere quali effetti positivi potrebbe generare l’inclusione lavorativa dei portatori di handicap. Penso però anche a quanto sia inutile piangersi addosso o essere troppo autoreferenziali, a quanto sia importante intraprendere strade nuove e per certi aspetti rivoluzionarie come quella di Jobmetoo. Se vogliamo cambiare le cose non possiamo utilizzare strumenti convenzionali e penso davvero che la tua idea e del tuo team vada nella giusta direzione.

Raccontaci le tue passioni, non esiste solo il lavoro!

No, è vero! Però io, a dire la verità, non ne ho moltissime in questo periodo della mia vita. Forse può non essere considerata una passione, ma a me piace informarmi su ciò che accade nel mondo, cercando di farlo da più fonti possibili. In particolare mi interesso di economia e finanza, di sport e, guarda un po’, di tecnologia!

Il saggio di Luca è disponibile anche in formato Epub qui.

Qui la presentazione Youtube con Daniele Chieffi e, tra gli altri, Simone Fanti

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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