Il terremoto che ha colpito Haiti 5 anni fa ha distrutto interi villaggi e provocato danni per milioni di euro. I danni economici sono facili da recuperare, ma come approcciarsi alle conseguenze personali e morali? Per una persona disabile un avvenimento di tale entità ha un impatto esponenziale: oltre alla situazione che il disabile vive, la catastrofe aumenta il senso di disagio e angoscia di queste persone.

Ad Haiti però hanno saputo affrontare il problema in maniera olistica, sia per quanto riguarda la ricostruzione che per quanto concerne la sensibilizzazione dei disabili colpiti dal cataclisma.

Quando il disabile è un valore aggiunto

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L’organizzazione no profit CBM ha dato vita ad un team di ricostruzione nel quale le persone disabili sono presenti come parte attiva. Da Gennaio 2010, mese della tragedia, CBM ha sviluppato vari progetti, assistendo oltre 126.000 haitiani, realizzando progetti a lungo termine al fine di potenziare i servizi sanitari ed in particolare lavorando in materia di accessibilità, in modo che le nuove realizzazioni possano essere fruibili a tutta la popolazione, senza distinzione alcuna.

La rinascita dopo un evento traumatico

Nuova vita

La ricostruzione del proprio paese con la partecipazione attiva delle persone disabili rende maggiormente fruibili le soluzioni che vengono realizzate ex novo, riuscendo in questo modo a costruire una città su misura per le esigenze di tutta la popolazione, evitando barriere, sia culturali che fisiche.

La politica di ricostruzione adottata dal modello Haiti permette di abbattere i malesseri dei disabili a seguito di un evento traumatico, vissuto in maniera più sensibile dalla persona con disabilità, ed essere l’artefice del proprio futuro, sia a livello di progettazione, che di realizzazione e produzione.

 

Fonte: Superando

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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