Esiste un gap, definito digital divide, tra coloro che hanno accesso alla rete e coloro che invece ne sono esclusi. I primi hanno dei vantaggi considerevoli potendo essere informati sulle ultime news e novità che accadono nel mondo, i concorsi in corso, le ultime uscite nel settore di riferimento e un’infinità di news di qualsiasi tipo; i secondi sono all’oscuro di ciò che accade nel mondo, possono venir a conoscenza nel loro piccolo di ciò che si verifica nel locale, di quanto riporta il vicino o gli amici.
Adesso ampliamo questo concetto e riferiamolo alla disabilità: le persone disabili che non hanno acceso alla tecnologia sono escluse dalla società. L’esclusione non è meramente da attribuire ad una questione di moda o di status symbol, ma ad un’ignoranza nelle opportunità che potrebbero avere e alle quali non accedono in quanto non ne sono a conoscenza.
Dall’infografica Jobmetoo emerge che le persone con disabilità in Italia che hanno accesso ad internet sono il 30%: un dato preoccupante, non riconducibile esclusivamente alla diffusione della banda larga, ma anche al contesto in cui la persona disabile vive: la famiglia, la scuola e la città.
Ampliare l’accesso ad internet e alla tecnologia in generale, dare la possibilità ad un numero maggiore di persone disabili di entrare in contatto con amici, parenti e istituzioni permette loro di migliorare la condizione di vita e raggiungere l’autonomia sociale ed economica che spetta di diritto ai cittadini italiani ed europei.