Disabilità e Sport: Infografica Jobmetoo

Ho trascorso l’infanzia dai Salesiani: nonostante le mie insistenze e quelle di mia sorella, i miei genitori iscrivevano entrambi all’Oratorio contro la nostra volontà. Ogni anno finivo per ringrarziare i miei per averlo fatto! 🙂

Di quei tempi non potrò mai dimenticare le partite a calcio: chi segna per primo vince, chi vince resta, chi porta il pallone scegli per primo…erano alcune delle regole non scritte che scandivano le giornate.

Tra di noi c’era un omone grande: noi piccoli mocciosi di 9 o 10 anni ci trovavamo difronte Roberto, altro 20 cm più di noi, qualche anno in più, largo almeno per quanto era alto e sempre disposto a giocare senza sosta. Roberto era un ragazzo disabile, aveva un ritardo mentale che lo bloccava a pensare come un adulto, incurante della sua mole e della crescita continua del suo fisico.

Roberto aveva sempre il sorriso sulle labbra, era simpatico e chiacchierava con tutti; non mancavano i piccoli scherzi che subiva a causa della sua fede calcistica (era un tifoso sfrenato della Sampdoria) e della sua stazza. I discorsi erano elementari e le tematiche molto semplici: figurine, calciatori, nuove regole per le partite…insomma, tutto ruotava intorno allo sport.

Lo Sport rende autonomi e completi

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Proprio nello sport Roberto si trasformava: era come se mettesse da parte il suo handicap e diventasse un fuoriclasse. Insuperabile in porta e allo stesso tempo un centravanti inarrestabile, Roberto era sempre la prima scelta nella selezione delle squadre. Gicarci contro incuteva timore, ma allo stesso tempo era una sfida per superare i propri limiti.

Oggi il tema dello sport ritorna con l’infografica Jobmetoo: il CIP riconosce 12.230 atleti, ma i tesserati in Italia sono circa 60.000.

Le discipline sono diverse: dal basket al calcio, dall’hockey alla vela; lo sport è fortemente sentito dalle persone disabili ed è uno strumento di evasione dalla routine giornaliera.

Sono anche presenti le Olimpiadi per le persone disabili: a chiusura di tutte le manifestazioni olimpiche, i riflettori si accendono su quelle paralimpiche. 11 discipline riconosciute, alta competitività e scontri tra atleti di tutto il mondo: un evento che ha poco da invidiare a quello più blasonato riservato alle persone normodotate.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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