Jobmetoo è attiva dal 2014 e, fin da subito, il suo nome è stato legato all’innovazione. Innovare non significa soltanto inventare qualcosa di nuovo, ma estendere ad una vasta platea – a rischio esclusione – potenzialità che esistono già (il recruiting online, nel nostro caso). E quasi fin da subito siamo stati oggetto di alcune tesi o chiamati come esperti in determinati progetti. L’ultimo della serie è ENABLE (Enhancing Employability Skills of Persons with Disability), progetto europeo finanziato dal programma Erasmus+ della UE che coinvolge organizzazioni che si attivano per l’occupabilità delle persone con disabilità. Per l’Italia il partner è BES Cooperativa Sociale, che ci ha coinvolto con un’intervista sui temi di questo progetto, il cui principale focus verte sulle disabilità di natura intellettiva e/o psichica, notoriamente le più fragili.

Essendo ormai nota la potenza inclusiva del lavoro per un disabile, il cuore dell’iniziativa riguarda un insieme di azioni mirate – formative e pratiche – che consentano la piena espressione delle persone con disabilità. Video-curricula, seminari di autopromozione, campagne di sensibilizzazione sono solo alcuni degli strumenti scelti. La prima fase, da poco conclusa, ha avuto come obiettivo la redazione di un “Rapporto Paese” che sancirà l’inizio delle fasi successive.

Questi progetti, che possono apparire così grandi e impegnativi, a volte perfino dispersivi, portano invece alla luce aspetti e peculiarità che, altrimenti, non potrebbero emergere facilmente. La sinergia tra associazioni di diversi Paesi dell’Unione, poi, salda ancora di più i legami tra i Paesi membri stessi: se l’Europa vuole crescere e diventare un faro per il mondo intero non può permettersi di lasciare indietro chi è a rischio esclusione. Paola Baldini, presidente di BES Cooperativa, ci ha gentilmente rilasciato qualche riflessione in merito, che riporto qui con alcune riflessioni.

Traguardo lontano

Le norme in Italia prevedono vantaggi per le aziende che assumono PWD (acronimo internazionale che si riferisce alle Persone con disabilità), quali agevolazioni fiscali ed incentivi. La legge 68/99 promuove il collocamento mirato per inserire la “persona giusta al posto giusto”. Tuttavia, come emerge dal Rapporto “L’inclusione lavorativa delle PWD in Italia”, condotto dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, presentato nel dicembre 2019, “l’inclusione lavorativa e sociale delle PWD resta un traguardo lontano da raggiungere nel nostro Paese”.

Disomogeneità

Le politiche per l’inclusione delle PWD/PMD sono disomogenee sul territorio nazionale. Questo perché la governance in Italia è molto complessa: la normativa in materia attribuisce potere alle Regioni, poi alle Province, infine ai Comuni. Le grandi imprese hanno difficoltà ad orientarsi con queste norme.

Domanda e offerta

L’obbligo di assunzione è percepito come una vessazione. Inoltre il meccanismo delle quote di riserva (ex legge 68/99) non sembra sufficiente a rispondere alla domanda di lavoro da parte delle PWD/PMD.

Obbligo da rivedere

Da più parti è richiesto un cambio di direzione, che porti verso la graduale abolizione dell’obbligo di assunzione delle PWD. Ciò comporterebbe la sfida di rimodulare l’incontro tra azienda e candidati PMD/PWD, attuando un match tra competenze e necessità del mercato del lavoro: in questo modo si partirebbe non dalla job description ma dalle caratteristiche e dalle competenze delle PWD, valorizzandole.

Ammetto che per me, da addetto ai lavori, è tanto importante portare il mio contributo quanto adottare nuovi punti di vista, perché tutto possa poi convergere verso il miglioramento. Alla fine di questo lavoro, i due temi che sento avermi toccato sono: la questione della disomogeneità che, purtroppo, caratterizza l’applicazione della Legge 68 sul territorio e che non facilita il processo di inclusione lavorativa; e le riflessioni sulla Job description e sui processi di reclutamento dei lavoratori con disabilità. Bisogna essere umili perché, se qualcuno ingenuamente non lo credesse vero, anche nel mondo della disabilità esistono gelosie e interessi; ma solo nel confronto aperto e onesto noi possiamo veramente evolvere. E da laureato in Scienze Politiche che visitò i palazzi dell’Unione con una certa soggezione, mi convinco sempre di più che ciascuno di noi ha le sue responsabilità nella costruzione di un disegno (e di un destino) europeo comune dove la vera forza sarà quella di rendere forti i fragili.

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