paralympic-emojis

Internet nasce al fine di permettere alle persone di informarsi liberamente e rimanere in contatto tra loro, ovunque esse si trovino sul pianeta (e non solo). Ricordo le prime chat, i primi modi di entrare in contatto con gli amici, ma anche per conoscere nuove persone: strumenti che oggi definiremmo rustici e poco user-friendly, in grado di poter scambiare del testo e al massimo qualche emoticons.

Eh sì, le emoticons, cioè le “faccette” che indicano uno stato d’animo, sono state introdotte sin da subito nell’IM, acronimo di Instant Messaging; il mobile non era così diffuso e le comunicazione avvenivano esclusivamente da desktop (non esitavano ancora i laptop e neanche i tablet). Oggi oltre il 50% delle connessioni avviene tramite mobile e di conseguenze l’utilizzo dei canali di comunicazioni passa dal nostro smartphone: applicazioni con Whatsapp e Telegram nascono per i device di piccola taglia e tascabili, solo in un secondo momento “si adattano” alla versione per desktop.

Un tassello in più, le emoji con le disabilità

Oggi si è arrivati al punto in cui gli utenti non usano più il testo per comunicare, ma lo fanno tramite foto, video, audio-messaggio ed emoticons-emoji: intere frasi possono essere rappresentate da immagini e simboli, con difficoltà da parte delle “vecchie generazioni” ad adattarsi a questo cambiamento.

Nonostante la tecnologia abbia fatto passi da gigante, finora mancava qualcosa: le emoji che rappresentassero la disabilità. Ci ha pensato Scope, creando 18 immagini che racchiudono (per quanto possibile) le varie sfaccettature della disabilità. Un modo per aumentare l’inclusione e sensibilizzare le persone alla disabilità che, ricordiamolo, rappresenta la terza nazione del mondo, con oltre 1 miliardo di persone che la rappresenta.

Scaricare le emoji è semplice: la pagina dedicata da Scope è molto chiara e le raggruppa in maniera semplice e ordinata; condividere è un gesto di sensibilità e di forte inclusione, anche in vista delle paralimpiadi di Rio2016!

 

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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