La tecnologia avanza e porta con sé progresso: nuovi cellulari, che sarebbe meglio definire smartphone, agevolano le comunicazioni tra le persone (disabili e non), mezzi di trasporto “eco friendly” e facilmente accessibili, evasione di pratiche burocratiche esplicabili non solo presso gli uffici pubblici, ma anche tramite il web…sono solo alcuni esempi di evoluzione degli ultimi anni.
Esistono però anche casi di progresso che non apportano dei miglioramenti, anzi rendono complicato e poco fruibile un processo che precedentemente era chiaro e facile da eseguire.
I nuovi POS: strumenti (non) per tutti
Avrete visto in banca o alle Poste i nuovi POS touch screen: sul modello degli smartphone, le case produttici hanno deciso di evolversi e sostituire le vecchie pulsantiere con i nuovi schermi. Ecco, non è stata un’evoluzione, per molti utilizzatori siamo davanti ad una vera e propria involuzione: le persone con disabilità visiva.
Non si contesta il nuovo sistema touch screen in sé, quanto la mancanza di qualsiasi riferimento all’inserimento di dati numerici e la non presenza di software per la sintesi vocale. La tecnologia in questo caso pone una barriera, in quanto l’unica soluzione oggi possibile è quella, da parte del disabile, di comunicare il proprio PIN all’esercente commerciale, violando così un ulteriore diritto alla persona, quello della privacy.
L’intento è quello di procedere con strumenti tecnologici che velocizzino le operazioni e facilitino lo scambio di beni e servizi, ma evitando l’inserimento di ulteriori barriere per le persone con disabilità: spesso il buon senso è l’ago della bilancia tra una teconologia evoluta ed utile e un progresso di facile diffusione, ma di difficile accessibilità.