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Il calcio, la passione degli italiani: visto il forte attaccamento a questo sport, si dice che in Italia ci siano 60 milioni di allenatori, infatti sono tutti pronti a dire la loro, ad essere esperti in tattica, ma pochi effettivamente ne hanno le competenze. Sono da poco iniziati gli Europei e tutto il popolo italiano è impegnato negli scontri nel girone che la nazionale affronterà: si spera vivamente che il team azzurro superi questa fase e si appresti ad affrontare le sfide ad eliminazione diretta.

Il sogno di diventare un campione non ha limiti, tanti ragazzi chiudono gli occhi e fantasticano di giocare sui campi più famosi e blasonati del mondo, dal Bernabeu al Meazza, dal Camp Nou all’Allianz Arena.

Anche le persone con disabilità si dedicano a questo sport e un ruolo che è molto critico per loro è quello del portiere. Grazie all’iniziativa del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa sarà possibile giocare a calcio, nello specifico essere un portiere, per le persone con ridotte mobilità: dopo due anni di studi e di analisi dei movimenti, il dipartimento pisano ha sviluppato una porta con misure a norma per il calcetto, in grado di poter essere utilizzata su tutti i tipi di terreni e con un portiere artificiale capace di simulare i movimenti di un portiere reale.

La particolarità di questa invenzione, che la differenzia dalle altre, è nei movimenti del portiere: la parte difficile non è svolgere il classico compito dell’estremo difensore, quanto quello di non far male agli avversari e ai compagni con le uscite o gli interventi fuori dai pali grazie ad un sofisticato sistema di sensori.

La persona con disabilità potrà controllare il portiere da remoto e sarà così in grado di partecipare attivamente alla partita in corso: questa è un’altra caratteristica unica introdotta dall’università di Pisa.

Un modo per rendere sempre più accessibile lo sport del calcio, che deve rimanere un divertimento, un momento di aggregazione e, non da ultima, una passione da condividere con amici e compagni.

Fonte: Qui News Pisa

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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