Anida Hilviu in primo piano, a mezzo busto, con alle spalle un parco ed una chioma di un albero

Oggi approfondiamo la conoscenza di Anida Hilviu, altra persona con disabilità che considero tra quelle risorse nascoste che, come Jobmetoo, abbiamo piacere di far conoscere in confronti che ci rivelano sempre qualcosa di istruttivo per tutti noi.

Grazie, Anida, di aver accettato questa intervista, che considero un modo per ricambiare l’invito dello scorso dicembre! Parlaci di te!

Buongiorno Daniele! Grazie a te e a Jobmetoo per aver partecipato, è stato un piacere averti avuto con noi come ospite a “L’Ora senza pari: (tras)formazione e resilienza”. Chi sono? Ho conseguito una laurea in Filologia presso l’Università del Piemonte Orientale in collaborazione con la Durham University (Regno Unito); grazie a un Master in Disability Management, ho avuto l’occasione di studiare diversi aspetti che caratterizzano le sfaccettature della disabilità. Nonostante questa “devozione” per le tematiche dell’inclusione, un forte interesse per il mondo del giornalismo e della comunicazione ha orientato la scelta del mio primo lavoro, dove ho avuto la possibilità di imparare i trucchi del mestiere e ho potuto mettere a frutto le capacità di scrittura e sintesi. Sono stata Social Media Manager e addetta stampa per istituzioni, associazioni e partiti politici, e per il   terzo settore. Attualmente considero lo scopo del mio lavoro come un approfondimento delle conoscenze sulla tutela dei diritti, la realizzazione personale e la libertà delle persone con disabilità. Il Terzo settore e, nello specifico, la fondazione di Utensilia, rappresentano il campo perfetto su cui focalizzare la mia attenzione. Come Disability Manager sto lavorando con la nostra associazione su progetti e percorsi partecipativi contro il concetto di abilismo femminile nel mondo sociale e politico contemporaneo, al fine di capire fino a che punto è possibile (e necessario) lavorare per migliorare l’empowerment femminile.

Che cosa si intende per “abilismo”?

L’abilismo è una discriminazione nei confronti di persone con disabilità. Il termine deriva dall’inglese ableism, diffuso in Nord America, o disableism, principalmente usato in inglese britannico. Comprende sia le azioni più eclatanti, come impedire l’accesso a determinati luoghi fisici o a informazioni a causa di barriere architettoniche e sensoriali, sia quelle più sottili in riferimento allo stigma sia del pensiero, ma anche dal punto di vista del linguaggio nei confronti delle persone con disabilità. Ne ho parlato in modo più approfondito qui.

Utensilia APS è un’Associazione di Promozione sociale: quale la sua mission principale?

L’obiettivo che l’Associazione si pone di promuovere è quello di costruire processi partecipativi per pensare e progettare strumenti per un futuro inclusivo, con il valore e lo spirito collaborativo delle risorse umane interne. Le progettualità avvengono attraverso percorsi di formazione professionale, cooperazione internazionale e promozione di leadership positiva, per aiutare il progresso culturale delle persone con le persone con la consapevolezza delle esigenze di oggi nelle scelte di domani.  Le sfide e le trasformazioni globali che costantemente coinvolgono il singolo individuo e la collettività sono la linfa vitale per un gruppo di lavoro creativo e produttivo che mira a offrire progetti di innovazione sociale e culturale, programmi e corsi di formazione che tendono a potenziare la consapevolezza di cittadini attivi, utenti, lavoratori, studenti e imprenditori, e costruire insieme un futuro inclusivo e sostenibile.

Parlami del vostro staff e come è possibile sostenere la vostra attività.

Utensilia è un’Associazione giovane, pochi giorni fa ha festeggiato il suo primo anno dalla fondazione. Siamo un gruppo di persone con competenze e professionalità diverse, che messe a sistema creano sinergie per raggiungere il nostro obiettivo: fornire ai giovani studenti, professionisti e cittadini strumenti per progettare, insieme, un futuro più inclusivo in tutti gli ambiti della società. Tra di noi ci sono competenze che spaziano dalla cooperazione internazionale e progettazione europea a quella della mediazione culturale, dal campo psicologico a quello formativo ed educativo. In tutto questo c’è anche un forte interesse per le tematiche che riguardano la disabilità e la diversity in generale. In questo primo anno, nonostante le difficoltà causate della pandemia, abbiamo organizzato i nostri primi corsi. Per sostenere Utensilia APS si può innanzitutto entrare a far parte della nostra community diventando soci; oppure, per sostenere le nostre idee, attività e aiutarci a essere più presenti si può fare una donazione all’organizzazione. Infine le persone giuridiche possono entrare a fare parte del nostro network diventando nostri partner. Sul nostro sito trovate tutte le informazioni e moduli per entrare nella squadra di Utensilia e sostenerla.

Tu sei anche Disability Manager (come me!): come vedi il futuro di questa professione?

Sì, è vero, abbiamo questo valore importante in comune: il Disability Management. Per far sì che il disability abbia un futuro, servirebbe un riconoscimento istituzionale a livello nazionale e un cambio di cultura del management: non solo nelle aziende private, ma anche nella Pubblica Amministrazione. Tra l’altro, collaboro con FE.D.MAN (Federazione Disability Management) un’associazione di professionisti, che ha lo scopo di federare le Associazioni che operano nell’ambito del Disability Management, nonché associare e rappresentare tutti i Professionisti che operano in ambito lavorativo a essa iscritti, valorizzandone le competenze e attestandone i requisiti di qualificazione professionale. Abbiamo fatto diverse iniziative in questa direzione e ci auguriamo di poterne fare molte altre, affinché questa figura professione sia istituzionalizzata e acquisisca un valore sociale all’interno della società.

Sei molto impegnata su tanti fronti, cosa ti piace fare nel tempo libero?

Devo essere sincera: più passa il tempo e più apprezzo il mio tempo libero perché ne ho sempre meno. Cerco di rilassarmi ascoltando musica, facendo passeggiate e vedendo i miei amici e parenti, se ne ho la possibilità.

Queste interviste arricchiscono me per primo. Non smetto mai di conoscere cose nuove legate al mondo della disabilità o ad approfondire temi come l’abilismo, termine su cui sicuramente torneremo. Non mi resta che ringraziare nuovamente Anida per la sua disponibilità e per questa bellissima intervista.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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