misirizzi

Gran bella notizia, questa. Sì, è proprio una notizia che merita visibilità.

Pietro e Flo, entrambi disabili (lui motorio, lei sensoriale) ci descrivono il loro amore, le loro sfide e la loro ironia (lo so, sull’ironia ci torno spesso, ma è stato proprio Franco Bomprezzi, con la sua penna acuta, a farmi capire che strumento prezioso sia).

Pietro e Flo si sono incontrati in uno stage di teatro e non si sono più lasciati. Lui supporta lei, lei supporta lui, ed entrambi si identificano con i “misirizzi”, quei pupazzetti che non cadono mai. Pietro e Flo hanno scelto di andare a vivere insieme anche per vincere la sfida dell’autonomia e si sono sposati.

E la suggestione è forte: noi disabili siamo come i “misirizzi”, cadiamo ma poi torniamo in piedi, quindi non cadiamo. Scomodo il (grande) Jim Morrison:

Non è forte chi non cade, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi

Sembra pensato proprio per noi.

Pietro e Flo, attraverso il teatro, gli eventi, le trasmissioni radiofoniche, il cinema, ma soprattutto attraverso il lavoro possono essere indipendenti. Anzi, è proprio il lavoro ad elevare tutte le attività collaterali che arricchiscono le nostre vite.

Senza lavoro tanti sogni delle persone appartenenti alle Categorie protette diventano irraggiungibili, e le cose più banali diventano terribilmente complicate, fino ad arrivare alla conoscenza della povertà. Da sito di Condicio.it: “la presenza di una o più persone con disabilità all’interno del nucleo familiare rappresenta una delle principali cause di impoverimento. L’assenza di un’occupazione o le difficoltà di accesso al mondo del lavoro, gli elevati costi sociosanitari, le carenze dei servizi di assistenza, il sovraccarico per le famiglie che ricorrono al mercato privato o internalizzano la funzione di cura, con conseguenze significative sul percorso lavorativo dei caregiver, sono tutti fattori che incidono sul reddito familiare”.

Forse non è un azzardo dire che essere liberi (grazie al proprio lavoro) ci permette di amare più liberamente. E di essere ricambiati, proprio come Pietro e Flo.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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