Leroy Sutton Wrestling

Sabato mattina, ore 10, Italia1 e letto dei miei genitori: ecco come da ragazzino (avrò avuto 7-8 anni) guardavo alla TV il Wrestling, un sport che credevo fosse completamente reale, tanto da andare contro i miei genitori quando cercavano di dirmi che era tutto una messa in scena, uno spettacolo, un teatro della lotta. Quante volte sono andato contro le loro parole ostinandomi nella mia visione, tanto da replicare le stesse mosse sulla mia cavia preferita: mia sorella. Tranquilli, non ero in grado di replicare gli stessi movimenti e mia sorella è viva! 🙂

Il wrestling si è evoluto, cresciuto a dismisura, ha creato numerosi personaggi (sono la vera forza dello show) e diverse varianti: esisteva già la versione femminile, oggi ha ancora più spazio, così come i lottatori stranieri e le storie complesse che li legano. Negli USA, nonostante sia molto diffusa la consapevolezza che si tratti di uno show, le strutture sono sempre piene, i biglietti vanno a ruba e i tifosi che incitano i propri beniamini riempiono le tenso-strutture, i cartelli tenuti sopra la testa sono una costante di tutti gli show, indipendentemente dalla città in cui si si trovi.

Il wrestling è in primis uno sport, molto diffuso nelle scuole americane e qui parte la nostra storia, o meglio la storia di Leroy Sutton, un ragazzo privo di arti che ha scelto questo sport come sua passione. Leroy è diventato un campione nel wrestling, una persona stimata e anche temuta. Lascio spazio al video, in cui il suo essere emerge in maniera forte e decisa.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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