Si dibatte spesso sull’impatto di una malattia, che potrebbe comportare una disabilità, ha nel mondo del lavoro, quanto questa incide sulle proprie competenze e performance.
Finora i dati emersi si sono basati su casistiche poco attendibili, con base dati numericamente insufficiente e raccolta degli stessi sommaria. AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) ha condotta una ricerca tramite la propria Fondazione FISM, coinvolgendo 1.016 persone con lavoro affette da sclerosi multipla e 756 disoccupate, fornendo loro un questionario con la finalità di indagare 105 fattori collegabili all’impatto sul lavoro.
L’impatto della sclerosi multipla sul lavoro
Dai dati emerge un quadro preoccuppante: il 31,8% delle persone occupate che hanno risposto al questionario, ha dichiarato di aver ridotto il numero di ore lavorative, mentre il 27,4% ha cambiato lavoro. Tra coloro che sono stati costretti a cambiare lavoro, circa la metà si è vista ridurre lo stidendio del 43%!
Tra le persone disoccupate, circa la metà di queste riceve una pensione di invalidità e prima di perdere il lavoro, il 31,7% del campione ha dovuto cambiare lavoro.
Spostandosi sulle motivazioni e le ragioni che hanno un forte impatto sul mondo del lavoro, la Sclerosi Multipla implica fatica e debolezza, stati fisici che hanno un forte impatto sui lavori manuali o di sforzo; la gravità della malattia e i fattori demografici (es. chi vive al Sud ha maggiori disagi rispetto coloro che vivono al Nord) incidono sulla condizione lavorativa.
Quali interventi per migliorare la situazione?
La situazione è seria e non può essere ignorata: un lavoratore ammalato non produce come dovrebbe, rischia di avere un atteggiamento negativo che si ripercuote sulla sua produttività, quindi sulla profittabilità dell’azienda.
Interventi riabilitativi e terapeutici, associati a politiche sociali forti, sono i primi strumenti da mettere in atto: gli Enti predisposti dovrebbero focalizzare la loro attenzione all’ambiente di lavoro e alla persona, proponendo, tra le altre azioni, il lavoro part-time e il lavoro da casa. Una flessibilità lavorativa, associata al comfort personale, rende attivo il lavoratore migliorando la sua efficienza produttiva.
Jobmetoo fonda la propria attività nella diffusione della “cultura della disabilità”: aiutare le aziende a ottimizzare l’ambiente di lavoro, principale fattore di discriminanza e disabilità.
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Fonte: Superando