ladri di carrozzelle_sanremo2017

Il Festival di Sanremo è un appuntamento fisso per gli italiani: nonostante le critiche che porta con sé, prima, durante e dopo, resta l’evento televisivo più visto in TV. Quest’anno la coppia Carlo Conti e Maria De Filippi, per la prima volta priva di vallette, ha inanellato dei numeri di ascolto molto buoni in tutte le serate: una media di 12 milioni di spettatori ed uno share del 58% sono numeri che solo i Mondiali di Calcio possono raggiungere nel nostro paese.

La kermesse canora ospita sul palco ligure 22 big (come da tradizione) e 8 giovani, un mix di passato e futuro che mischia sonorità e modalità di espressione del canto italiano, un connubio che può così attrarre gli spettatori più longevi al teleschermo e catturare quelli nuovi. La scelta di affiancare Maria De Filippi a Carlo Conti (anche se sul palco è parso il contrario) è un ulteriore scelta per attrarre un altro tipo di pubblico: quello femminile, tipico del pomeriggio delle reti Mediaset, zoccolo forte dei programmi della Maria nazionale (Uomini e Donne su tutti).

Oltre allo spettacolo, i vestiti, i cambi di abito, gli ospiti famosi nazionali e internazionali, c’è dell’altro a Sanremo: le canzoni. Possono piacere o meno, sono gusti personali e molto soggettivi: si spazia dalle prove d’autore come la canzone di Fiorella Mannoia e quelle più urlate e sentite, come quella di Marco Masini. Il voto della giuria di qualità associato al televoto hanno definito il vincitore: Francesco Gabbani, che ha vinto con la sua “Occidentali’s Karma”.

Una canzone e un gruppo ospite in particolare mi hanno colpito: i Ladri di Carrozzelle. Un gruppo di musicisti misto, cioè composto da persone con disabilità e non, fondato ben 25 anni fa e che nel corso di questi anni ha visto cambiare il proprio team, anche a causa di gravi problemi di salute di alcuni di loro.

“Stravedo per la vita” il titolo del brano che anno cantato e già da qui si legge la loro ironia: il cantante è una persona cieca, che ha scherzato sul palco (e anche dietro le quinte) con Carlo Conti in merito alla sua cecità. La voce e la musica non sono le uniche attrattive del gruppo: guardando l’esibizione dalla TV, sulla sinistra dello schermo era impossibile non notare un componente della band che ballava e si dimenava in maniera elegante ed energica, una scarica di energia per tutto il pubblico presente in sala e non solo.

Un momento dedicato alla disabilità, molto importante per la visibilità che ha avuto e il giusto modo di affrontare la band ed il loro sogno; manca ancora tanto da fare: il diverso non è un tema che mi piace, apprezzo maggiormente il concetto di inclusione.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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