Caparbietà

La disabilità è un ospite con il quale convivere, con il quale trascorrere la propria vita. Non si è scelto l’ospite, non si è scelto quando avere questo compagno di vita.

Chi vive una disabilità sa cosa vuol dire fare i conti con il quotidiano: non è l’eccezione che fa della disabilità un vincolo, ma le azioni di ogni singolo giorno. Eppure la visione del disabile tende ad essere estremizzata dai media: non esistono vie di mezzo, o si è compatiti, etichettati come coloro che hanno una “diversità”, o si è enfatizzati, coloro che ce l’hano fatta con la loro volontà e caparbietà.

In una persona disabile, la disabilità anticipa la persona: questa è una miopia culturale che il disabile è costretto a contrastare e regolare tramite la dimostrazione delle proprie capacità e competenze. Solamente le persone caparbie e tenaci riescono a superare la barriera culturare e trasmettere la loro persona.

Consociamo meglio alcune di queste persone.

Penso sia importante riportare la realtà delle persone, definendo ciò che fanno e come convivono con il loro ospite: questo è il mondo reale, nessun artificio, nessuna distorsione.

Mark e Katherine
Mark e Katherine hanno la passione per la danza e seguono insieme i corsi serali. Mark è paraplegico
Adam
Adam è un bodybuilder e un atleta assiduo
Heather
Heather ha difficoltà a comunicare a causa di una paralisi cerebrale. Le sue grandi passioni sono l’equitazione, la scrittura e il nuoto
Sarah
Sarah, nata senza gambe e con un braccio solo, è una scultrice, pittrice e suona l’arpa.
Josh
Josh ha una sordità profonda e un sogno: diventare chef! Oltre la cucina, ha la passione per il calcio, la lettura e il basket
Jennifer
Jennifer, affetta da poliomielite, è una campionessa di ping pong.

 

Fonte: Sports Abilities

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

1 commento

  1. Carina queste testimonianze potrebbero essere di molto aiuto.
    Io sono invalido al 100%, nonostante tutto vorrei trovare un lavoretto, perchè €280 sono troppo pochi e poi anche per tantissimi altri motivi psicologici.
    SE POTETE AIUTARMI?

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