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Questa volta vorrei parlare di… Jobmetoo. In questi giorni sono tre anni in cui la nostra attività è iniziata, anche se la storia di Jobmetoo è più lunga. Le sue basi sono state gettate nel 2012 (quindi sono cinque anni della mia vita professionale, ma non solo) con una ditta individuale nel classico “garage” da startup: una sfida imprenditoriale che nasceva dalle ceneri di un quindicennio di esperienze dure e mortificanti dal punto di vista lavorativo, dovute principalmente allo spettro che la mia disabilità incuteva sui potenziali datori di lavoro.

Alle infinità di pacche sulle spalle e di complimenti che finivano lì, posso oggi rispondere con i numeri, che sono quelli che contano (o meglio, non sempre contano: come tutte le cose, bisogna capire quando è il momento dei numeri e quando quello delle parole). I numeri dicono che Jobmetoo è oggi una società finanziariamente solida, leader di mercato per la ricerca e selezione delle Categorie protette, con oltre 120 Clienti acquisiti nel 2016 e quasi 100 mila utenti iscritti. Dietro questi numeri ci sono sacrifici, dedizione, delusioni professionali ed umane, imprevisti e sorprese che non ti aspetti; insomma, quel mix necessario perché le cose poi accadano come le immaginiamo a patto che si abbia una visione da perseguire.

A queste cifre si accompagnano le sfide, quotidiane e di lungo raggio, che ogni giorno assorbono tutte le energie del mio Team, una squadra mista di persone con e senza disabilità e che vorrei qui menzionare

Team commerciale

Haiko, Fabio, Joshua: ascoltano le esigenze del Cliente e propongono la miglior combinazione dei nostri servizi. La vendita è solo la punta dell’iceberg, la naturale conclusione di un dialogo costruttivo.

Staff del Recruiting

Valeria ed Elisabetta, con pluriennale esperienza nelle Categorie Protette, ricercano e selezionano i candidati realmente compatibili. Le ringrazio per saper applicare sul campo una mia vecchia convinzione: il candidato con disabilità deve essere valutato esattamente come tutti gli altri.

Team di prodotto e marketing

Marianna, Raffaele ed Alessandro: si occupano dello sviluppo della piattaforma che sintetizza i nostri valori e la nostra filosofia. È semplicemente entusiasmante confrontarsi quotidianamente con loro per rendere il portale sempre più ricco e accessibile, che arrivi a precorrere i tempi.

Divido e condivido le mie giornate con Roberto, il Managing director, molto giovane, ma con molteplici esperienze imprenditoriali di successo e una particolare sensibilità verso il tema.

Questo successo cerchiamo anche di raccontarlo, perché merita di essere raccontato: nella sezione Jobmetoo People parliamo dei ragazzi che hanno trovato lavoro.

Da alcuni mesi Jobmetoo è anche operativa sul lato della formazione: le Aziende hanno bisogno di capirne di più sulla disabilità e su come va gestita, e per noi è il naturale completamento dei nostri servizi.

Jobmetoo vuol farsi portavoce, per ciò che riguarda il mondo del lavoro, del nuovo paradigma delineato dalla Convenzione ONU: è l’interazione con l’ambiente a renderci più o meno disabili, e non soltanto la nostra condizione oggettiva. Attraverso il motore di ricerca e grazie allo Staff interno, cerchiamo di fare in modo che avvenga una cosa molto semplice: che un lavoratore con esigenze specifiche possa dimostrare la propria capacità produttiva. Dare una dimensione di parità al rapporto tra Azienda e Candidato è, probabilmente, il nostro marchio di fabbrica.

Consci di avere ancora molta strada da fare – ogni sogno si costruisce con piccoli passi quotidiani – vi ringraziamo per il supporto che ogni giorno ci dimostrate.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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