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Ho vissuto e lavorato in UK per tre anni: un periodo molto bello della mia vita, nel quale sono cresciuto tanto, in particolare la mia cultura: un ambiente completamente diverso rispetto l’Italia, un modo di agire e delle abitudini totalmente diverse, un approccio alla persona nuovo.

Questo mi ha permesso di poter aprire la mia mente, poter vedere con altri occhi la realtà, capire che non esiste solo il mio mondo, ma che esistono numerosi mondi quanti quelli con cui ci relazioniamo, viviamo, confrontiamo, lavoriamo e che incontriamo per strada e non conosciamo. Ogni mondo deve essere rispettato e tutelato, ne fanno parte diverse persone con le loro specificità.

Parto da questo assunto per introdurre quello che mi piace definire come il primo ristorante totalmente inclusivo in UK, a Manchester per la precisione. Nella città inglese, il titolare del locale, Mike Jennings, ha deciso di assumere, tempo fa, Andy, un ragazzo di 45 anni autistico. Mike ha “visto” la persona, la volontà di Andy nel lavoro, la sua capacità di apprendere e svolgere il mestiere del cameriere con passione.

Purtroppo Mike si è scontrato con la realtà dei suoi clienti: alcuni di questi hanno espresso le loro perplessità su Andy, arrivando ad affermare che Mike e la sua compagna Karen, non avrebbero dovuto assumerlo. Un atteggiamento di chiusura e denigratorio che ha ferito Andy, subito rassicurato dai titolari sul suo perfetto operato e della sue capacità.

Mike ha deciso di dare un segnale forte, postando un messaggio diretto su Facebook

“Vi preghiamo di non prenotare qui. Non meritate il nostro tempo, i nostri sforzi o il nostro RISPETTO!”

E’ proprio così cari clienti e persone in generale: la persona viene prima della disabilità, l’impegno è prezioso e il rispetto è una manifestazione di maturità.

 

Fonte: Manchester Evening News

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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