Leggo notizie che mi atterriscono: cosa c’è di più bello di una gita a primavera con la scuola? Già, ma se si decide – giustamente – di rinviare la gita in quanto uno dei ragazzi, con disabilità, rischia di restare da solo, non è una bella cosa. Anzi, una gran bella sconfitta per tutti, o quasi. E non è l’unico caso recente.

Due le mie riflessioni.

INFORMAZIONE

Banale, vero? Eppure sapere aiuta molto. Date un’occhiata a questo vademecum sull’autismo: un vero e proprio glossario per tutti, anche per gli addetti ai lavori, che spiega con parole semplici cosa comporti una disabilità, non solo per chi la vive ma anche, e forse soprattutto, per chi è intorno.

SEMPLICITA’

Mi rendo conto, da disabile over 40, che oggi abbiamo strumenti e potenzialità inimmaginabili fino a pochi anni fa. Quando ero piccolo io, poi, i miei genitori si resero conto che non sentivo dopo molto tempo. Oggi questo non accade, non può accadere: esistono diagnosi precoci, terapie differenziate, sostegno di ogni tipo, eppure… Eppure manca qualcosa di importante: la semplicità.

Ora provo a spiegarla.

Nelle gite, non ho mai avuto problemi di questo genere. Diciamo che i miei amici non facevano i salti di gioia per stare in camera con uno con cui sarebbe stato complicato parlare. Per tale ragione, riuscivano a convincere i professori che assegnarci una camera da quattro persone sarebbe stata la cosa migliore per me, che non sarei “stato solo”, e per loro, che potevano parlare con qualcuno. Di notte, poi, mi sparivano sempre merendine o succhi di frutta, che loro trafugavano dalla mia valigia perché tanto non li avrei mai sentiti.

Ma io, grazie a loro, le gite le ho fatte. Non sono mai stato solo; anche se mi facevano qualche scherzo ero uno di loro. E, grazie a loro, mi divertivo come tutti. E nessuno sapeva cosa fosse la parola “inclusione”. Dopo oltre trent’anni, sono ancora miei amici. Non ho altro da aggiungere.

Photo Credits: Aforismi

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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