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I risultati concreti e anche i cambiamenti più difficili partono spesso da un sogno.
Atlha, associazione che si occupa del tempo libero per l’integrazione dei disabili dal 1986, è una sognatrice nata. Anzi, mentre nelle aziende si parte dalle riunioni e dai brainstorming, ci sono realtà come questa che partono proprio dai sogni delle persone, perché è da lì che nascono le proprie esigenze più importanti.
Parlare di disabilità trasmettendo un senso di orgoglio, di successo, di soddisfazione personale e perché no, anche di felicità è molto più raro che suscitare compassione e commiserazione, eppure è quello che sta accadendo da tempo nella splendida cornice di Cascina Bellaria, sede di Atlha, immersa nel parco di Trenno a Milano.

cascina-ElenaBarsottelli

Forse l’Italia è oggi un paese più accessibile e adattato alle esigenze di tutti, grazie ad un processo di molti decenni portato avanti da associazioni e privati, con piccoli e grandi risultati ottenuti lentamente dal duro lavoro e anche da lotte con le istituzioni da parte dei genitori e famiglie di persone disabili, e nonostante ci sia ancora moltissimo da fare si può finalmente iniziare a sperare in una maggiore consapevolezza della società nei confronti delle disabilità. Parlare del ruolo che Atlha ha avuto in queste lotte, descrivendo tutto quello che ha fatto fino ad ora e che ancora fa ogni giorno è sempre difficile, perché si ha il timore di dover rinunciare a qualche dettaglio importante, a qualche aneddoto che ha cambiato anche solo una singola persona. Spesso però è sufficiente raccontare il presente per capire l’importanza del proprio passato.

Atlha, tra passato e futuro

cascina-ElenaBarsottelli

Nel 2015 Atlha ha dato inizio ad un importante progetto innovativo, avviando una serie di attività lavorative incentrate su un nuovo modello organizzativo, lo staff inclusivo. Il primo passo è stato l’apertura di un ostello accessibile a tutti, attrezzato di sistemi domotici ed architetture in grado di rendere autonomo qualunque ospite, e gestito da una parte dello staff di ragazzi disabili. È seguita nei mesi a venire l’inaugurazione anche del ristorante, organizzato anch’esso da uno gruppo inclusivo di ragazzi sia professionisti sia freschi di scuola, ma soprattutto sia normodotati che disabili.
Il successo della realizzazione di questi progetti è stato di ispirazione per nuove attività che stanno partendo in questi mesi, dalla Bottega Amica, dove è possibile acquistare i frutti degli orti sostenibili, alla ciclofficina Riciclo, dove oltre a dare un servizio di assistenza ai ciclisti che si avventurano nel parco di Trenno viene insegnato ai ragazzi un mestiere utile e molto pratico.
Incontrando Fabiola Beretta, presidente di Atlha, e parlando di tutto l’impegno che serve per rendere concrete queste attività, è possibile constatare che le molte persone che collaborano per la realizzazione di ognuna di queste idee e il loro impegno e determinazione partono da un unico punto in comune, i sogni dei ragazzi che frequentano l’associazione, che con molta fatica e affidandosi con fiducia ai volontari che li seguono, hanno potuto esternare e condividere con gli altri. C’è chi sogna di diventare uno chef professionista, chi un regista, e chi semplicemente sogna di lavorare per sentirsi utile, oltre che orgoglioso di far parte di uno staff qualificato e affiatato.

 

Un grazie particolare a Simone Vigevano per il materiale e la passione con cui ha comunicato il progetto.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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