La scorsa settimana è stato nominato il nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il discorso d’insediamento è storicamente un momento di alto interesse pubblico, in quanto indica la visione che l’Italia deve avere durante il mandato del Presidente, in carica per 7 anni, e quali azioni attuare per raggiungerla.

Quest’anno il discorso ha posto l’accento sulle persone, il nucleo base della democrazia: non è stato utilizzato il termine generico e astratto di “popolo”, ma Mattarella

si è rivolto ai cittadini in quanto persone, mostrando in tal modo la capacità di utilizzare i termini corretti durante il proprio insediamento e volendo veicolare il messaggio dell’educazione al linguaggio.

Primo discorso, primo riferimento alla disabilità

Mattarella-Barriere-disabili

Mattarella non ha trattato tematiche astratte, non ha espresso dei concetti lontani dalle persone a cui si vuole rivolgere, ma, al contario, ha utilizzato un lessico accessibile a tutti e temi di interesse comune, vissuti giorno per giorno.

Il Presidente ha subito parlato di disabilità nel modo corretto: persone con disabilità. Sì, prima della condizione, prima delle barriere, prima delle tutele e dei limiti ci sono le persone: un disabile è un cittadino come tutti gli altri, con dei diritti e dei doveri.

Il discorso non è stato finalizzato allla proclamazione della rimozione delle barriere, ma alla costruzione di una cultura generale che possa dare accessibilità alle persone e possa investire nelle loro abilità.

Il Presidente Mattarella pone così un passo avanti, traccia un disegno della cultura nazionale basato sulla persona, indipendentemente dallo stato della stessa, in modo da poter rendere lo Stato Italiano un insieme di persone capaci di dar vita a una democrazia civile.

 

Fonte: Corriere, foto by Associazione Luca Coscioni

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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