Tanti utenti ci scrivono, per le domande più disparate: consigli lavorativi, ma anche informazioni sulla legislazione. Qualcuno inoltre ci chiede come fare per andare a lavorare… all’estero. Incredibile, vero? Persone con disabilità gravi che si mettono in gioco e sono pronte a fare le valigie. Mi sembra che concludere questo anno intervistando Giulia sia il modo migliore per entrare nel 2016 con una ventata di entusiasmo, di voglia di farcela e di abbattere gli ostacoli. Mi auguro perciò che l’intervista che andrete a leggere (non dimenticate di condividerla!) sia d’ispirazione a tutti voi e noi.

Giulia, parlaci della tua disabilità

Sono diabetica di tipo 1 dall’età di 5 anni, ma la disabilità è arrivata nel 2012. Chi non conosce Mr. D (come noi diabetici chiamiamo la nostra patologia) deve sapere che una delle complicanze che spaventano di più è la cecità. Ho sviluppato una retinopatia attiva avanzata, causata da una cattiva gestione della malattia. Nonostante i numerosi trattamenti laser e gli interventi chirurgici, la mia vista è andata peggiorando. Per rendervi l’idea, immergetevi in acqua e aprite gli occhi: ecco, la mia percezione visiva è esattamente così!

Un bel primo piano di Giulia
Un bel primo piano di Giulia

Mi hai raccontato della tua splendida esperienza… in Inghilterra: raccontala ora i nostri lettori

Natale 2014. Ero in attesa dell’ennesima operazione agli occhi, prevista per Marzo 2015. Essendo senza patente e vivendo in un paesino di collina dove i servizi pubblici scarseggiano, ero bloccata a casa. Avevo già scartato l’idea di cercare un lavoro in Italia: chi mi avrebbe assunta per qualche mese con l’incertezza dell’esito dell’operazione? Con il pensiero di trascorrere il tempo barricata in casa a deprimermi, iniziai a cercare lavoro all’estero, con l’intenzione d’investire quei mesi per perfezionare l’inglese. Mi sono iscritta ad un portale internazionale per ragazze alla pari. Le offerte sono arrivate nell’immediato! La settimana successiva ho sostenuto due chiamate Skype da una famiglia a 30 Km da Londra e il 3 gennaio ero a casa loro per badare ai loro due bimbi.

Hai avuto paura prima di partire?

Certo che sì! Ero piena di incertezze e mi ponevo tante domande, pensando a come avrei affrontato l’ostacolo della lingua straniera o, cosa per me più importante, a come avrei fatto ad attraversare la strada, tanto più con i due “terremoti” di 2 e 5 anni che mi portavo dietro. Ultima cosa, non per importanza, il cambiamento radicale della gestione del diabete con ritmi e stili di vita differenti. Ma l’eccitazione e la voglia di mettermi in gioco oscuravano tutte le mie paure.

C’è qualcuno che ti ha incoraggiata o, al contrario, ostacolata?

Nessuno mi ha incoraggiata! Ho seguito il mio istinto e la voglia di dimostrare a me stessa di essere in grado di affrontare qualsiasi ostacolo, senza l’aiuto di nessuno. L’unico ostacolo è arrivato dalla mia psicologa, convinta che un ambiente nuovo e non protetto mi avrebbe portato ad un maggiore scompenso diabetico. Ma ormai avevo il biglietto aereo in mano…

"Non sono ancora pronta a rinunciare ai miei sogni"
“Non sono ancora pronta a rinunciare ai miei sogni”

Cosa ti ha lasciato questa esperienza all’estero, così difficile per un disabile?

Mi sono convinta che essere disabile non vuol dire essere da meno degli altri. Ho imparato che un atteggiamento positivo è un valido alleato per affrontare le difficoltà, perché dalla forza del pensiero nasce l’azione. Spesso ci si focalizza sull’ostacolo e si sviluppa un comportamento passivo e rinunciatario, perdendo di vista la percezione di noi stessi e di tutte le nostre qualità e potenzialità.

Se ti dico “accessibilità”, a cosa pensi?

Accessibilità significa abbattimento degli stereotipi e delle convinzioni della nostra società, per cui chi vive una disabilità è automaticamente etichettato come inferiore, inutile, triste e depresso. Accessibilità è avere le stesse opportunità delle persone senza disabilità.

I tuoi programmi per il futuro?

Sono una graphic designer con la passione per la fotografia e la moda. Sogno un futuro in un ambiente creativo, che mi dia la possibilità di mettere in pratica la mia attitudine alla creatività e al senso estetico. Sto trovando molte difficoltà nella ricerca di un’occupazione in questo settore a causa della mia disabilità, ma sono una ragazza molto ambiziosa e determinata. Attualmente sono impiegata part-time all’interno di un ufficio acquisti, ma non sono ancora pronta a rinunciare ai miei sogni.

Cosa fai quando non lavori?

Do sfogo alla mia creatività dipingendo, catturando emozioni con la mia reflex e cucinando piatti di mia inventiva. Da poco mi sono avvicinata ad un’associazione di volontariato che mi sta donando grandi emozioni e soddisfazioni. L’ultima iniziativa è di qualche giorno fa: in occasione dell’arrivo di Santa Lucia, abbiamo organizzato una festa per bambini disabili e disagiati con Pizza Party e regali a sorpresa, un vero momento magico per grandi e piccini.

Giulia non è un personaggio televisivo, ma sono pronto a scommettere che la sua forza e la sua intelligenza ne fanno il più autentico modello da seguire per tantissimi giovani con disabilità.

 

Condivisioni
Articolo precedenteLe ragazze sorde dell’ENS in Jobmetoo: due giornate da ricordare
Prossimo articoloJobmetoo People, la disabilità che entra in azienda!
Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

9 Commenti

  1. Buonasera.

    Lo dico senza sentirmi parte in causa né per fare pubblicità gratuita (a chi e cosa, poi?) ma questo breve e genuino articolo è l’ennesima conferma che i nostri peggiori nemici li abbiamo in patria.

    Illuminante il breve cenno di Giulia alla psicologa, categoria sulla quale ho provato sulla mia pelle quanti discorsetti ci sarebbero da fare.

    A noi disabili può mancare un senso o qualcos’altro ma a certe categorie blasonate manca qualcosa di meno visibile ma ben più importante.

    Noi apprezziamo quel che tanti altri disprezzano.

    W NOI

    • Grazie per averci scritto, Giulio. Io credo che dovremmo iniziare ad uscire dalla spirale “noi-loro”: siamo tutti sulla stessa barca, siamo tutti essere umani, con i nostri pregi e difetti. La psicologa ha agito nel modo che riteneva più idoneo, poi Giulia ha fatto una scelta diversa. Non c’è coercizione. Ci sono punti di vista, anzi, opportunità! Resto convinto che dobbiamo concentrarci sugli aspetti positivi delle testimonianze perché sono quelli che ci aiutano a crescere!

  2. Scusate sono una giovanissima disabile volevo sapere come hanno fatto questi ammirabili ragazzi con la pensione all’estero e i lavori superano i 500 euro? No xkè la realtà dell Italia è ke se anke trovi lavoro ti tolgono la pensione!! Cosa da non poter proprio rischiare x ki ,km ad esempio me,deve affrontare spesso periodi in ospedale assieme a quelli dove invece ne sn fuori e mi sembra d impazzire a non far nulla e kmq se non è fisso e indeterminato sicuro x semore ti attacchi al patacco xkè ci vogliono secoli per riavere una pensione non trasferibile all estero.Grazie mille

    • Grazie Katja per averci scritto! Giulia in questo caso non ha percepito una pensione all’estero ma ha solo svolto una importante esperienza di vita. Il discorso che tu fai è assolutamente corretto, specialmente per chi è costretto ad alternare periodi di riposo e cura a periodi di lavoro. E’ un tema che non può essere sottovalutato.

  3. Brava giulia anch’io ho una forte disabilità visiva da quando ho messo alla luce mio figlio, la mia situazione è peggiorata, la retina si è distaccata ancora.Ma non mi arrendo cerco lavoro nella speranza che qualcuno ascolti la nostra voce.Disabili si, ma siamo ancora in grado di renderci utili nella società.

    • E’ vero, Roberto, la verità richiede sempre un equilibrio tra la descrizione dei fatti positivi e di quelli negativi. Apri un tema importante, che è quello della rete familiare, grazie alla quale molte persone con disabilità alleggeriscono le proprie difficoltà. Ma anche questo punto “positivo” deve essere sapientemente superato per rendere i disabili sempre più liberi ed emancipati. Ovviamente per la via regina: il lavoro.

  4. Ciao, io sono un vostro lettore da sempre e sono super orgoglioso della grande forza, della grande tenacia che abbiamo noi Disabile nell’affrontare le esperienze sie negative che positive e sopratutto nel rialzarci dopo ogni caduta. Io non voglio fare nessun tipo di polemica, sicuramente queste testimonianze fanno benissimo e danno una carica impressionante al lettore disabile che vive tutti i giorni queste problematiche. Ma purtroppo non è facile come sembra. Secondo me per risolvere i problemi in italia, bisogna anche mettere in risalto le cose che non vanno, e per noi disabili in cerca di lavoro la situazione è tragica. La legge non funziona, i collocamenti mirati non funzionano, lo stato mette mani sui disabile tagliando ecc. Oramai non è più questione di esprimere il concetto di crisi economica, non c’è più alcun tipo di controllo, trovarsi a vivere con 280€ di pensione nel 2016 non è dignitoso, dobbiamo ringraziare i nostri genitori che ci supportano ogni giorno, ma anche loro sono allo stremo. Secondo me per cambiare le cose dovremmo denunciare i problemi reali e che sono davanti agli occhi di tutti e che tutti fanno finta di non vedere. Non prendetela come una polemica, Forza Giulia e Forza noi disabili.

  5. E’ vero, Roberto, la verità richiede sempre un equilibrio tra la descrizione dei fatti positivi e di quelli negativi. Apri un tema importante, che è quello della rete familiare, grazie alla quale molte persone con disabilità alleggeriscono le proprie difficoltà. Ma anche questo punto “positivo” deve essere sapientemente superato per rendere i disabili sempre più liberi ed emancipati. Ovviamente per la via regina: il lavoro.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here