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La comunicazione non si esaurisce con le parole, con i termini che trasmettiamo al nostro interlocutore: arricchiscono il nostro vocabolario anche il linguaggio del corpo, il tono della voce, nonché il contesto un cui comunichiamo.

Ascoltare ciò che si dice, come lo si comunica, quali sono le nostre espressioni del corpo permette di migliorare la nostra efficacia, affinché il messaggio sia recepito da chi ci ascolta e possa di conseguenza fare buon uso di quanto detto. Come poter rendere completa una comunicazione con le persone sorde? Quest’ultime non possono ascoltare la loro voce e spesso comunicano con un loro codice, spesso fatto di immagini.

Five, la APP nata dal rap

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Mateusz Mach è un ragazzo polacco di diciotto anni, appassionato di rap e da questa sua passione ha deciso di lanciare Five sia per i sistemi Android che per iOS. La sua idea nasce dal tipo di comunicazione di queste persone, basata soprattutto sui gesti, proprio come le persone sorde. Dopo qualche settimana Mach inizia a ricevere i primi commenti delle persone affette da sordità che lo ringraziano per la sua invenzione, la quale ha fatto centro nel modo in cui loro intendono la comunicazione. Da lì parte la caccia agli investitori, terreno ostico in Polonia, e alla conseguente diffusione del progetto di comunicazione.

L’unicità della APP risiede anche nella personalizzazione dei messaggi visivi: infatti è possibile creare le soluzioni di comunicazione della mano secondo il proprio codice, spostando pollici e le altre dita in base al messaggio da comunicare.

Un’iniziativa nata da una passione che si è sviluppata in una soluzione utile in ambito sociale, in uno strumento di piena inclusione per le persone con disabilità.

 

Fonte: Ninja Marketing

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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