Elefante e protesi

Ricordo ancora l’incidente di Alex Zanardi: uno scontro pazzesco, scioccante. La sua notorietà, paradossalmente, Alex la deve proprio a quell’incidente: grazie alla sua forza di volontà e alla positività che lo ha sempre contraddistinto, Alex è stato sotto i riflettori per molto tempo, e ancora adesso lo è, grazie ai suoi successi nello sport, non più l’automobilismo, ma l’handbike per esempio.

Lo scontro veniva ripetuto in TV diverse volte e, in una di queste, un amico di mio padre esclamò con molta freddezza: “Sarebbe meglio se le gambe di Alex venissero amputate”. Io resto allibito dall’affermazione: come può una persona sperare che ad un ferito venga tolto la possibilità di camminare in autonomia.

Poi mi fermo, rifletto, analizzo il contesto: l’amico di mio padre è un medico, molto bravo nel suo campo, con tanta esperienza nel settore e una visione a lungo termine delle malattie: il “dottore” era andato oltre, vedeva già la vita di Alex con le protesi, la sua libertà sarebbe stata assoluta solo grazie alla presenza di arti artificiali.

L’elefante con 3 zampe, rinato con la protesi

Elefante e protesi zoom

Anche negli animali le protesi hanno successo: basta pensare all’elefante ospite della Riserva Nazionale MaeYao in Lampang che, a causa di una mina, ha perso parte di una zampa. Camminare su 3 zampe per un animale di quella staza non è facile, così la medicina (e tecnologia) è venuta in soccorso. Grazie alla costruzione di una protesi su misura, l’elefante può camminare tranquillamente nella riserva e vivere una vita “normale”.

Come Alex con le sue protesi ed il sostegno delle stampelle, così anche l’elefante ha riconquistato la sua libertà grazie all’introduzione nella sua vita di un sostegno artificiale di appoggio.

 

Fonte: Huffingtonpost.it

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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