Falsi-invalidi

Meritano massima diffusione le chiare infografiche realizzate dalla FISH Onlus in occasione di un recente evento volto a fornire – dati alla mano – un aggiornamento sulla reale condizione delle persone con disabilità in Italia. Riportiamo alcune delle principali schede, che non richiedono certamente complesse spiegazioni.

Quante persone per un accertamento?

Fino a 25 persone per accertare una sola invalidità: un dato che fa riflettere
Fino a 25 persone per accertare una sola invalidità: un dato che fa riflettere

Per un problema sopravvalutato…

La caccia ai falsi invalidi è il vero problema da affrontare?
La caccia ai falsi invalidi è il vero problema da affrontare?

… quanti veri invalidi ancora senza tutele?

Oltre un milione di persone avrebbe diritto all'indennità di accompagnamento
Oltre un milione di persone avrebbe diritto all’indennità di accompagnamento

Un buon proposito? Migliorare questa classifica

Italia si assesta al di sotto della media UE: un dato non edificante
Italia si assesta al di sotto della media UE: un dato non edificante

Il 70% delle famiglie non usufruisce di alcun tipo di assistenza domiciliare

Ancora troppe le famiglie escluse
Ancora troppe le famiglie escluse

Spendere meglio, ossia destinare i fondi nel modo più appropriato è il primo passo da compiere. Altrimenti continueremo a vivere tra falsi miti e crude realtà vissute da chi non lo merita.

 

Photo Credits: Vesuviolive

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

11 Commenti

  1. Sono laureato in Lettere Moderne, Triennale e Magistrale, e ho il 50% di invalidità per un problema alla nascita che mi ha danneggiato per quel che riguarda la percezione mnemonica e l’orientamento. Risento dell’umidità sopratutto d’inverno e spesso mi vengono dolori intercostali, ultimamente alla schiena senza fortunatamente conseguenze. Non essendo dimostrabile fisicamente la mia disabilità è solo su carta e percepisco solo la pensione minima ma non basta per essere cosideratro categoria protetta per l’agevolazione lavorativa.

  2. Mi sta capitando la stessa cosa tutti mi dicono ma che bravo ma che bravo quando vorrei cambiate lavoro (perché mi trattano come un cane) nessuno non sa come aiutarmi

    • Quale miglior testimonianza di questa per il progetto FISH? Anche io sono cresciuto a complimenti e nessuno poi mi voleva/poteva offrire una reale chance. Grazie mille e auguri di cuore.

  3. io sono un disoccupato ex falegname dopo l’incidente preamputazione mano destra sono rimasto disabile al 48% ho fatto 4 colloqui per la provincia ma erano solo per numero ancora sono disoccupato. ma come è possibile che non cè una occupazione che mi permetta di lavorare visto che non riesco più a fare il mio lavoro la mia fiducia verso provincia comune regione è in totale carenza

  4. Mi chiamo Federica e ho 27 anni, soffro ormai dal 2006 di sacroileite in spondiloartrite indifferenziata per cui, verso febbraio di quest’anno, mi è stata riconosciuta l’invalidità al 55%. Non ho avuto la 104 ma almeno sono categoria protetta. La mia è una malattia autoimmune e degenerativa e, benchè stia provando con i farmaci biologci, non c’è stato alcun miglioramento e continuo a peggiorare. Non riesco a camminare da sola senza l’ausilio del bastone o della sedia a rotelle. Non sono autonoma. Alle volte il dolore è così forte che faccio fatica persino ad andare al bagno da sola, a farmi da mangiare e a dormire e non so cosa fare. Purtroppo sono di famiglia povera e non ho avuto l’opportunità di frequentare l’università. Ho solo un piccolo diploma ed esperienze di piccoli lavoretti, ma non riesco a trovare un lavoro in linea con la mia disabilità principalmente perchè non trovo nessuno disposto a venire in contro alle mie necessità, ne a darmi la formazione che mi manca. Come vedono che non posso camminare e faccio fatica, affronto i loro sguardi pieni di pena, pietà e di rifiuto, concentrati solo sulle mie carenze. Ma non credo che tutti i disabili abbiano avto la possibilità di divenire brillanti laureati con ottima conoscenza delle lingue straniere. Soffro di depressione cronica a causa di tutto questo. Ma alla commissione invalidi ciò non è importato. In commissione, su 8 medici, solo 2 sapevano più o meno cosa fosse la spondiloartrite ma nessuno ha provato a mettersi nei panni di una ragazza di 27 anni che non ha più una vita perchè nessuno le da la possibilità di vivere con dignità.

    • Cara Federica, questa sì che è una testimonianza di gran valore perché dimostra:
      – che sei coraggiosa e piena di dignità;
      – che sei umile e piena di voglia di fare.
      Scrivi alla FISH attraverso il link nel blog perché c’è tanto bisogno di ascoltare parole come le tue. Noi di Jobmetoo ti inviamo tantissimi auguri e speriamo, con tutto il cuore, di portarti anche quello che ti meriti: un lavoro adatto alle tue condizioni e che rispetti le tue aspirazioni.

  5. Sono un giovane ictato all’età di 22 anni nonostante abbia recuperato al meglio tutte le mie funzionalità motorie oggi a 38 anni non ho mai ricevuto una vera proposta di lavoro,iscriitto al collocamento degli invalidi con 84% dal 2001.

  6. Purtroppo siamo abituati a questi tempi biblici, e al di là del dato sconfortante non fa bene alla professionalità restare così a lungo fermi o in bilico tra un lavoro e l’altro. Anche questa è una testimonianza che merita ampia diffusione. Grazie di averci scritto.

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