comcast TV

La Tv gioca ancora oggi un ruolo importante nel mondo dei mass media e della comunicazione: è uno strumento molto potente, capillare e di grande “trust” in quanto gli spettatori danno molto fiducia a ciò che viene detto e trasmesso tramite questo media. Certo, nel corso degli anni la sua fruizione è cambiata: all’inizio possedere una TV era sinonimo di ricchezza, pertanto si riunivano più famiglie e tanti amici intorno ad un solo televisore per visionare il programma trasmesso (ebbene sì, il canale era uno solo e con una programmazione fissa, nonché limitata, in quanto già dalla mezzanotte “il nero” era costante sino al giorno successivo).

Oggi non viviamo una situazione in cui il possedere la TV determina lo status symbol di una famiglia o di una persona: è possibile vedere la TV sul proprio smartphone, online o anche tramite software specifici. Non è necessario avere il vecchio tubo catodico, il device può essere diverso, ciò che conta sono i programmi: le serie TV sono la nuova “killer APP” che porta a sé nuovi telespettatori e clienti, in questo ha contribuito molto Netflix.

La TV ancora oggi tende ad escludere alcuni soggetti: il mix di suoni ed immagini che trasmette rischia di privare della fruizione le persone cieche e sorde; se per quest’ultime ci si sta muovendo, in particolare in Italia, per le persone cieche un grosso colosso dei media ha lanciato la TV accessibile: Comcast. Il grande network americano ha dotato i telespettatori affetti da cecità di un telecomando intelligente, con il quale i clienti posso “surfare” tra i programmi, sapere cosa viene trasmesso e cosa verrà dopo. Precedentemente l’unica utilità del telecomando classico era quella di alzare o abbassare il volume e cambiare i canali.

La testimonial numero uno della nuova TV di Comcast è la cliente Marlaina Lieberg, un’arzilla vecchietta americana cieca. Marlaina adora Chicago Fire e se non dovesse essere in casa nel momento in cui la sua serie preferita viene trasmessa, può registrarla con un semplice comando vocale. Al rientro nella sua abitazione, accendendo la TV e sempre tramite la propria voce può chiedere al software che gestisce la TV di riprodurre l’episodio registrato.

Non finisce qui, infatti se cambia il modo di usufruire dello strumento, cambia anche quello di seguire i programmi televisivi: le serie TV per esempio sono “raccontate” dalla voce narrante, in modo da dettagliare le scene che si susseguono e far vivere in prima persona alla telespettatrice disabili cosa i suoi beniamini di Chicago Fire stanno facendo in scena.

Una novità molto importante, che cambia completamente il concetto di TV così come lo abbiamo conosciuto finora, rendendola pienamente accessibile e fruibile. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza Tom Wlodkowski, Comcast VP of Accessibility, persona molto sensibile al tema della disabilità, in quanto coinvolto in prima persona.

 

Fonte: Crosscut

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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