Conoscevo Simona da alcuni anni e l’avevo anche intervistata per il blog di Jobmetoo e, da pochi mesi, eravamo “colleghi” di penna su InVisibili del Corriere.
Ci eravamo scritti una mail agli inizi di Agosto, e questo scambio, adesso che Simona non c’è più, lo conserverò tra i messaggi speciali.
Trovo difficile trovare altre parole che non siano state già dette in queste ore, e che sono parole di stima e ammirazione, anche per la comune condizione di disabilità. Grazie, Simona, per quello che hai fatto e per il tuo sorriso che non è mai mancato. Ne faremo tesoro.
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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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