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Milano è, tra le tante cose, la città del car sharing: ci sono numerose aziende che offrono il servizio. La finalità è nobile: evitare di utilizzare la propria auto e quindi ridurre l’inquinamento, privilegiando un’auto non di proprietà, da utilizzare solo quando necessario e, non da meno, disponibile anche per altre persone e facilmente rintracciabile e da parcheggiare (con un’auto in car sharing è possibile parcheggiare sulle strisce blu, accedere all’Area C e molto altro).

Un’innovazione porta vantaggio nel momento in cui è accessibile a tutti e questo è il punto debole del car sharing: le persone con disabilità non possono accederci. Nasce da un limite oggettivo la provocazione di Biansoshock, street artist milanese, il quale ha deciso di rendere visibile questo limite con una delle sue opere: una sedia a rotelle dello stesso colore di una nota marca di car sharing, parcheggiata su un posto riservato ai disabili e tutto intorno il nulla. Titolo dell’opera: Nojoy. Un gioco di parole basato sull’inglese, sul termine “gioia” al quale è stato anteposto la negazione per eccellenza, quel “no” che indica “nessuna gioia”.

La provocazione ha un fine costruttivo, non un piangersi addosso; infatti, come afferma lo stesso artista

“[NoJoy è] una proposta per offrire un nuovo servizio a persone che necessitano di maggior assistenza, un servizio che non è assolutamente impossibile. In Francia, infatti, sta avendo molto successo “Wheeliz”, la startup ideata da Charlotte Vilmorine che gestisce una serie di auto attrezzate pensate proprio per essere più vicine alle esigenze dei disabili“

Milano può e deve un passo avanti, avere una visione inclusiva dei servizi che offre e spingere affinché le aziende aumentino il loro business in un mercato già esistente, ma oggi poco considerato.

Fonte: Biancoshock

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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