Cari lettori

In Italia si è sempre ricorsi al modello medico ed al modello sociale della disabilità. Il modello medico in sociologia concepisce il disabile come una persona ammalata, bisognosa di cure mediche. Questo modello ha causato e tutt’ora causa l’esclusione dalla società dei disabili: purtroppo questo modello porta i disabili ad essere completamente esclusi dal mondo del lavoro e della scuola, da qui nasce l’approccio sbagliato nel quale la disabilità viene vista come un mondo a parte. La Convenzione Europea delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità approvata dalle Nazioni Unite nel 2006. La Convenzione Delle Nazioni Unite sui diritti dei disabili (https://www.unric.org/html/italian/pdf/Convenzione-disabili-ONU.pdf), ha evidenziato la necessità di abbandonare questo modello sociale per aprire le porte ad una società inclusiva per i disabili. Purtroppo ogni Stato Europeo fa ciò che vuole: non applica la Convenzione sui diritti dei disabili oppure l’applica nel modo per ciascuno più conveniente, disinteressandosi delle condanne emanate dalla Corte Europa dei Diritti Umani, con sede a  Strasburgo. L’Italia è stata condannata da parte della stessa Corte nel 2013, in quanto non ha saputo creare una cultura inclusiva per le persone con disabilità, ai sensi delle norme e dei punti cardine dettati dalla Convenzione Europea dei disabili.

Anche il modello sociale dà origine ad una cultura di esclusione sociale dei disabili, questo modello concepisce la disabilità con gli occhi della società, una società che non include i disabili nel mondo del lavoro, della scuola o nella società in generale. Questo approccio mostra come la società concepisce la disabilità come una categoria da escludere dalla società stessa. Infatti, la Convenzione sui diritti dei disabili richiede un impegno costante da parte degli Stati, della cittadinanza, di tutte le istituzioni a qualunque livello, per garantire un’effettiva e piena partecipazione dei disabili nella società. Questo nei fatti manca in Italia, mentre al contrario qui in Olanda c’è molta inclusione. Molti disabili vedono l’Italia come una gabbia, come una morsa soffocante che non garantisce nulla alle persone con disabilità, ma bisogna trovare il modo di  uscire da questa gabbia per essere felici, andando il prima possibile nei paesi dove i disabili sono accettati. Molti disabili non hanno il coraggio di ammettere di essere infelici in Italia, io ho il coraggio di ammetterlo perché questa è la realtà. Tutto può cambiare, l’importante è parlare dei problemi per trovare delle soluzioni tutti assieme. Dobbiamo abbandonare la cultura italiana dell’assistenzialismo, secondo questo errato punto di vista il disabile viene visto come un parassita sociale, una persona solo con bisogni, non in grado di combattere le ingiustizie e l’esclusione sociale. Secondo questo punto di vista si deve solo ricevere, non dare; il disabile non è in grado di contribuire ai bisogni della società. Dobbiamo ribaltare ed abbandonare questo punto di vista, nel mondo del lavoro ed in qualunque ambito della vita quotidiana delle persone disabili. E’ importante creare a livello sociologico dei modelli inclusivi della disabilità, ma non a parole ma nei fatti, questa è la chiave di lettura giusta della Convenzione sui diritti dei disabili.

Questo è il mio obiettivo: creare questi modelli assieme a dei sociologi, in questo senso chiedo il vostro aiuto, per questo voglio proseguire nella ricerca nel mondo accademico. Spero di trovare qualcuno che me lo permetta, che creda in me e sia disponibile ad investire il suo tempo e risorse. La ricerca sociologica, giuridica e scientifica sulla disabilità non sono inutili , bensì sono utili per cambiare la vita dei disabili, ma dobbiamo investire, poiché non si possono avere benefici senza investire alcuna risorsa, come si tende a fare in Italia, e per questo la ricerca non progredisce.

 

English version below

Title: Let’s leave the medical and social models on disability

Dear readers,

In Italy people have always  adopted the social and medical models on disability. The medical model views disabled people as  sick people with special needs, especially health  care needs. This model still excludes people with disabilities from civil society: it excludes them from the job market and disregards their education rights. This  leads people to think that the disabled live in a separate world. The European Convention on the rights of persons with disabilities (UNCRP). The UNCRPD has been adopted by the United Nations on 2996. The UNCRPD (https://www.un.org/development/desa/disabilities/convention-on-the-rights-of-persons-with-disabilities.html), has evidenced that the medical model needs to be replaced by a  social model, which is more inclusive for people with disabilities. Unfortunately, each EU Member State behaves differently, in particular each of them does not apply the EU Convention on the rights of persons with disabilities, or applies it in the most convenient way for them, and does not particularly care about the sentences passed by the European Court of Human Rights. In 2015 the European Court of Human Rights passed a sentence against Italy for not creating an inclusive culture for people with disabilities, in application of the European Convention on the rights of persons with disabilities. The social model on disability excludes people with disabilities  from their society as it considers the disabled through the eyes of a society which does not include them in the world of work, education and society in general. The model shows how society views disability as something to be excluded from itself. The Convention requires a real cooperation between the States, the  citizens and all institutions, in order to guarantee the full and effective participation of people with disabilities in the society. In Italy this inclusive approach is not implemented, whereas in The Netherlands there is an inclusive culture for people with disabilities. Many people with disabilities view Italy as a jail, as a stifling vise which does not guarantee anything for people with disabilities. Yet, we  must find a way to escape towards countries where they are accepted as they are. Many people with disabilities are afraid to admit that they are not happy in Italy. I have the courage to say so because this is the reality. Everything can change, the important thing is to discuss these problems so as to find a solution together. We have to leave the charity approach, which views the disabled as people with needs,  vulnerable people unable to fight against injustice and social exclusion, unable to contribute to social well-being. On the contrary, it is important to create an inclusive model for people with disabilities, this is the right approach that we have to take from the European Convention of persons with disabilities. So this is my goal: to create these inclusive models with the help of sociologists. This is the reason why I ask for your help and hope to find someone that trusts my capacities so that I can continue my research in the academic world. Research on disability – be it sociological, legal or scientific – cannot   have benefits without investing resources. Italy does not invest enough and this is why research does not progress.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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