Gianfranco-Berardi

Adoro il teatro, la capacità di poter recitare diversi ruoli, diverse sere durante l’arco dell’anno, con una platea sempre nuova e che vedi di persona: a differenza della TV capisci subito se il pubblico è coinvolto, se si sta annoiando o se applaude spontaneamente. “Sentire” il teatro è un altro aspetto unico di questo mezzo di comunicazione: stare scalzi sul palco ti fa vivere un’esperienza di recitazione più coinvolgente, ti fa sentire al centro del palco e della scena, in quanto la soddisfazione del pubblico dipende da te.

Anche da spettatore il teatro regala forte emozioni: un’acustica reale, priva di strumenti di filtro, le scenografie e le musiche dal vivo, i vicini di posto che condividono le emozioni del momento.

E la disabilità? Come si integra la disabilità con il teatro? ACT – ACcessible Theatre – ha deciso di viverlo in prima persona. In che modo? Diciamo prima cos’è ACT: è un laboratorio di lettura accessibile per il teatro e tecniche attoriali, rivolto alla persone ipovedenti e non vedenti. Sul palco, ad esempio nella rappresentazione dell’opera “Io provo a volare” di Domenico Modugno, sono saliti attori ciechi nelle vesti dei personaggi descritti dal compianto regista e cantante italiano.

“Leggere in modo nuovo” afferma Berardi, talentuoso giovane attore non vedente “permette di poter essere a passo con gli altri. Le nuove teconologie, come l’e-book, permettono ad un attore di entrare nella parte velocemente e di facilitare l’inclusione nel fantastico mondo della recitazione teatrale”.

Un’iniziativa da premiare e seguire con attenzione, non solo per la particolarità della stessa, ma soprattutto per la bravura dei rappresentanti e la passione per il loro lavoro.

 

Fonte: Fondazione TPE

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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