Zia Carmela

Zia Carmela: ho imparato a chiamare prima lei e dopo a dire “mamma”. In realtà non è mia zia, ma la mia prozia: come spesso accade nelle famiglie del Sud, il grado di parentela è abbreviato per evitare le lungaggini nella spiegazione. Sarebbe la sorella di mia nonna, nonchè la zia di mio padre; semplice vero?

Zia Carmela è nata nel 1913, seconda di 14 figli (sì, quattordici, in quegli anni era normale) e da qualche mese unica superstite della numerosa prole. Non si è mai sposata e ha sempre dedicato la sua vita a crescere i suoi nipoti: prima mio padre, successivamente i due cugini di mio padre ed infine me e mia sorella.

Zia Carmela ha sempre avuto il suo rito: sveglia presto, intorno alle 6, colazione insieme alla sorella con latte e biscotti (o pane raffermo, il suo preferito), scortare me e mia sorella a scuola (sì, proprio scortare, in quanto finchè non ci vedeva entrare non si schiodava dal marciapiede davanti all’ingresso) e infine al mercato; tutti i giorni, che ci fosse pioggia o sole.

Zia Carmela oggi non esce di casa da sola da circa 10 anni: l’età avanzata e un leggero malanno (uno sbalzo di pressione) le hanno tolto la vista e la sua sicurezza. Non si sente più sicura nel camminare in casa, nonostante mio padre non manchi ad un pranzo ed una cena da un decennio a questa parte; non sa quello che mangia perchè non lo vede, sebbene mia madre le descriva nel dettaglio quello che ha nel piatto, alla sua destra (latte) e sinistra (frutta).

Zia Carmela ha però mantenuto una delle sue abitudini casalinghe: quella di raccontare. Ricorda il suo passato, ricorda quando eravamo piccoli e giocavamo in casa (quanti quadri che abbiamo rotto con mia sorella!), ricorda le filastrocche che ripeteva da piccola con le sue sorelle e amiche, ricorda i primi lavori da sarta.

Zia Carmela parla a ruota libera, solo in quel momento è sicura: nessuno può obiettare i suoi ricordi e la sua memoria; lei è la nostra storia, della mia famiglia e del mio paese. Se ti siedi al suo fianco, ti stringe la mano (è il suo modo per dimostrarti affetto) e la sua lingua va, i ricordi vengono trasformati in parole, i racconti ti avvolgono.

Zia Carmela è cieca, ma i suoi occhi sono ancora blu, un blu intenso che sembra che ti scruti ancora, che ti accarezzi e ti accompagni nel tuo lavoro, nelle tue giornate, nella tua vita.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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