In Inghilterra se non prenoti difficile che tu possa trovare posto; in Turchia ti spingono dentro, non importa quante persone ci siano; in India sono suddivisi per turisti e per persone locali; in Italia è un mix di tradizioni e sapori. Sto parlando di ristoranti, una volta luoghi di festeggiamenti per eventi importanti, quali matrimoni, cresime, battesimi, anniversari…oggi invece sono i principali luoghi di aggregazione e comunità, ci si vede al ristorante per discutere di progetti, lavoro, possibilità future, incontri con amici che non si rivede da tempo.
Così come le finalità per le quali si va al ristorante, anche i piatti e le pietanze sono diverse in base alle occasioni o culture: in Italia ogni regione ha le proprie specialità e nelle grandi città tali specialità vengono importante, con la presenza di ristoranti siciliani o napoletani a Milano o Torino per esempio. Un altro modo per unire, per far “sentire a casa”, per rendere più facile una trasferta di lavoro o un trasferimento a lungo termine.
Se da tempo si interviene nelle strutture che ospitano i locali culinari puntando sull’accessibilità fisica, come scivoli, assenza di gradini, bagni dedicati, spazi ampi e libertà di movimento, ancora poco si è fatto sulla parte, forse, più importante: la scelta dei piatti.
Le portate sono l’essenza di un ristorante: la presentazione è ben curata e associata ad un piatto in linea con la pietanza, gli ingredienti scelti con cura e combinati in maniera appropriata, il susseguirsi dei piatti diventa una melodia per il palato e l’olfatto. Come poter coinvolgere tutte le persone allo spettacolo della cucina?
Ti mangio con gli occhi, un invito a tavola!
Le persone con disabilità, ma anche gli ospiti stranieri, non hanno la possibilità (e la libertà) di poter scegliere dal classico menu presente in un ristorante. Da questa idea, Simone Soria ed il suo team sono partiti per sviluppare il software “Ti Mangio con Gli Occhi”: una volta fotografato il menu, il testo si trasforma in immagini che possono essere facilmente fruite dalle persone presenti al tavolo.
“Il progetto Ti mangio con gli occhi è ancora in fase di sviluppo e di ricerca di finanziatori” afferma Simone, “l’idea è di rendere autonome le persone disabili che non sanno leggere nei locali di ristorazione, dove di solito si ha solo menù testuali.” Un progetto simile si adatta anche ai turisti stranieri” continua Simone “quindi è anche un esempio di design for all, cioè di come progettare per i disabili possa significare dare un servizio migliore a tutti”
Un progetto che seguiremo da vicino e che sarà, ancora una volta, un esempio di inclusione sociale promosso da Aida Onlus.