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Quando si parla del terremoto, è difficile sapere da dove partire. Ogni pensiero diventa ingestibile, gli attimi  in cui la terra si muove a suo piacimento sembrano non finire mai, poi si resta, nel migliore dei casi, con un grande spavento. E se il terremoto non fa distinzione e parifica tutti noi facendoci provare le stesse sensazioni, non dobbiamo dimenticare che le risposte da dare nel momento dell’emergenza – concrete e veloci – non possono non tenere conto di chi è portatore di esigenze specifiche o di disabilità.

In questo articolo apparso sulla testata Superando, Elisabetta Schiavone, consigliere dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Ascoli Piceno e coordinatrice della rete “Emergenza e Fragilità” per la stessa città, ci spiega come dare le migliori risposte a chi vive una disabilità nel momento dell’emergenza: “La risposta all’emergenza – e soprattutto a esigenze specifiche – non può essere improvvisata per alcun motivo. Pertanto, l’obiettivo che ci siamo posti è garantire ai cittadini con maggiori difficoltà la possibilità di permanere presso la propria abitazione e renderli consapevoli del perché la propria casa – ribadiamo: in assenza di pericolo conclamato – è il luogo più adatto per vivere, anche quando una scossa di troppo fa vacillare la razionalità insieme alle ginocchia. Per fare questo le persone devono sapere in quale modo rispondere all’emergenza, quali siano i comportamenti di autotutela da mettere in atto in autonomia o con il sostegno di un familiare, come chiedere aiuto all’occorrenza e sapere che l’aiuto che arriverà sarà commisurato alle proprie esigenze”.

Interpellata da noi, anche Consuelo Agnesi, architetto e collega della Schiavone, aggiunge: “Queste risposte sono concrete perché nell’emergenza non c’è alcun spazio per ragionamenti lunghi e sterili. La nostra attività è anche, se così possiamo dire, avveniristica in quanto il binomio emergenza-fragilità non è ancora adeguatamente affrontato”.

Il terremoto che ha scosso l’Italia centrale e non solo diventa, quindi, un’occasione per capire, attraverso studi mirati, come gestire momenti inaspettati e pericolosi come questo, allo scopo di tutelare le persone con disabilità e con esigenze speciali. A questo link di Facebook si potrà essere costantemente aggiornati sull’attività della rete “Emergenza e fragilità”.

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Laurea in Scienze Politiche, poi un quindicennio di lavori disomogenei e frustranti a causa della mia disabilità uditiva grave. Ero per tutti un "bravo ragazzo", ma al momento di affidarmi un compito gli stessi giravano le spalle. Finalmente, grazie ad un concorso pubblico, arriva il posto fisso a tempo indeterminato come amministrativo in una azienda sanitaria. Fui assegnato al front office ospedaliero, mansione del tutto incompatibile con la mia sordità. Dopo alcuni anni veramente sofferti, la decisione di dimettersi: una decisione adulta, consapevole, serena. Quindi la scelta di essere un imprenditore per far diventare impresa il binomio che nella mia vita non aveva mai funzionato: lavoro e disabilità. "Nulla su di noi senza di noi" non è solo lo splendido motto delle persone con disabilità, ma il messaggio di speranza che muove verso l' autodeterminazione.

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