Oggi abbiamo l’onore di ospitare sul nostro blog Sara Giada Gerini, una ragazza sarda molto combattiva che ha dato vita all’iniziativa #FacciamociSentire. Conosciamo meglio Sara e leggiamo insieme in cosa consiste la sua iniziativa.
Ciao Sara, è un piacere averti sul nostro blog. Rompiamo subito il ghiaccio parlando di te: presentati!
Il mio nome o meglio i miei due nomi 🙂 sono Sara Giada ho 36 anni a breve ne compirò 37. Sono nata a Carbonia in Sardegna. Un’isola non ti impedisce di sognare e di viaggiare anche con la fantasia.
Sei nata in una famiglia numerosa, come definisci il rapporto con i tuoi genitori ed i tuoi fratelli?
Si numerosa ma anche rumorosa 🙂 che animava la vita della via dove vivevamo. Tanti amici di giochi. Noi tutti sportivi. Mio nonno era un campione. Mia madre portava i piccoli in passeggino a fare il tifo per i più grandi. Un’infanzia e adolescenza di spensieratezza e felicità. Mi sento una cittadina del mondo, perché i miei 3 fratelli vivono fuori Sardegna (Parigi, Londra e Roma) e una sorella che vive a Cagliari. Abituati a vivere distanti le nostre rimpatriate erano e sono ancora animate.
Quando sei diventata effettivamente consapevole della tua disabilità?
La consapevolezza e’ subentrata all’età di 14 anni quando sentii dire per la prima volta da alcune ragazzine: “poverina non sente e’ normale che cerchino lei” proprio perché ero corteggiatissima e la mia sordità diventava l’alibi della loro gelosia 😉
Il cambiamento l’ho avuto all’età di 19 anni quando conobbi per la prima volta il mondo dei sordi. Ero convinta di essere udente!!! 🙂 Sono cresciuta con questa convinzione nell’ambiente familiare di udenti senza farmi mancare nulla.
Quali cambiamenti hai apportato alla tua vita e al tuo modo di pensare e agire?
Il confronto con l’altra realtà non mi ha sconvolta ma mi ha permesso di identificarmi anche in altri sordi, attraverso la lingua dei segni; una comunicazione abbastanza visiva e tattile. Col tempo grazie ai viaggi assieme alla Nazionale di pallavolo sordi ho capito meglio chi ero esattamente e mi sono sentita più uguale a tanti altri nella stessa condizione
Raccontaci del tuo rapporto con il mondo del lavoro
Ho lavorato per 10 anni in un negozio di telefonia, mi occupavo di richieste/ esigenze dei clienti. Avevo a che fare con il pubblico, ma il lavoro andava oltre le mie aspettative.
Richiedeva troppe attenzioni di “ascolto” che non era compatibile con le mie esigenze di persona sorda.
Attualmente faccio l’istruttrice di beach tennis ed e’ diverso perché posso gestire gli impegni quando e come voglio io con intervalli e pause. Poi soprattutto ci metto passione e la mia innata vocazione sportiva 🙂
Lo sport è molto importante per te: cosa ti ha insegnato?
L’ho “sentito” e vissuto come una parte naturale della mia giornata e della mia vita e ho capito che per me è un modo di comunicare e di esprimermi, quello che non dico a parole lo dico col movimento e con gesti col pallone, con la racchetta …ho capito che è una rivincita…. una mia diversa abilità.
Non sento la musica ma sento le vibrazioni che posso percepire col contatto e col tatto quella che sento potente è l’adrenalina tutte le volte che entro in campo per un impegno sportivo e come in questo caso civile (la mia campagna per i sottotitoli) che vuole dare voce a tutti noi sordi. Lo sport è l’antidoto alla solitudine e alla discriminazione e se hai vocazione e metti impegno ti compensa anche della sordità o di altre diverse abilità.
La disabilità si sta spostando dal concetto medico a quello sociale: in questo passaggio, che significato ha il termine “normalità”? Con cosa andrebbe “riempita” questa parola?
Una cosa è un certificato o un documento che attesti la mia Ipoacusia Bilaterale grave, una cosa è quello che tu ti senti e ti vedi e di conseguenza sei e fai con gli altri. Molti dichiarati “normali” nelle diagnosi lo sono molto meno in umanità e quotidianità.
Qual è dunque la normalità??:-)
Qual è il traguardo più grande che hai raggiunto? Il tuo sogno da realizzare?
Il mio traguardo è la consapevolezza di essere una persona diversamente abile ma non per questo diversa, maturata per avere accettato la mia sordità ma anche pronta a difendere i miei diritti e quelli delle persone con la mia stessa condizione
Il sogno da realizzare? Ottenere uno scopo immediato: cioè l’accesso paritario alla comunicazione televisiva/cinematografica e nell’ambito sociale/lavorativo. Quello più a lungo termine fondare una società di servizi per i sordi 🙂
Ultima domanda: cosa non ti hanno mai chiesto ed invece vorresti dire?
Saresti stata diversa se non fossi stata sorda? Più intelligente di così non sarei potuta essere !!!!! 🙂 🙂 🙂
Bella intervista, Sara. Una vera e propria lezione di coraggio, di amore della vita e di civiltà!
ho letto la tua storia mi ha fatto commuovere nel sentire quello che dicevi su certe persone che sono capaci di fare commenti tutt’altro che amichevoli volevo dirti che non vale la pena sentire certi discorsi ma di andare avanti per la propria strada un grosso abraccio PIETRO COVOLAN
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